«Una legge non credo che possa servire per ricordare che la donna è un essere umano da rispettare e non solo un corpo da guardare». Massimo Fini, giornalista e scrittore, sulle parole del ministro dellInterno Giuliano Amato sulle donne pin-up si trova daccordo fino a un certo punto.
Siamo veramente arrivati al punto di dover tutelare le donne con una legge?
«Le leggi non servono a niente in campi come questo. Però è assolutamente vero quello che dice Amato: cè un uso troppo disinvolto del corpo femminile. La donna viene quasi venduta da una parte, mentre dallaltra, abbiamo la donna islamica con il burqa. Ci si può vendere in molti modi, uno è certamente questo delle donne pin-up. Il femminismo in questo ha lavorato ancora poco. E di sicuro questo scarso rispetto nei confronti della donna si ritorce contro la donna stessa».
In che modo?
«Perché chi decide di utilizzare la propria femminilità in modo diverso dalluso comune si vede precludere certe strade, per fare carriera o per avere successo. Cè poi certamente la colpa delluomo che ne approfitta ed è un fatto grave e punito penalmente. Ma, di sicuro, le donne non hanno saputo gestire la libertà che hanno conquistato».
Cominciare a parlarne potrebbe smuovere la situazione?
«Non so quanto serva parlarne. La dignità è un fatto interiore, e come tutte le cose interiori non si insegna parlando. La dignità non si impone per legge. È una tendenza, quella di codificare tutto, figlia della modernità. Quando in realtà il rapporto uomo-donna è incodificabile».
Amato parlava della situazione italiana. Secondo lei gli altri Paesi come sono messi?
«È un problema di tutte le donne occidentali.
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