Palma doro con Rosetta nel 1999, premio per lattore a Olivier Gourmet con Il figlio nel 2002, Palma doro per Lenfant (Il bambino) nel 2005, al borghesissimo Festival di Cannes i fratelli Dardenne vincono sistematicamente raccontando di giovani emarginati. Poiché sono bernanosiani (o cesbroniani), non pasoliniani, i loro personaggi sono recuperabili: delinquono più o meno gravemente, quasi con innocenza, per smarrimento ancor più che per disperazione. Visto LEnfant, come visti i film precedenti dei Dardenne, una volta usciti dal cinema non dovete dunque farvi la doccia allanima. Però, se avete visto i loro film precedenti, sono poche le ragioni per vedere anche LEnfant, perché è il loro clone: sfondo sempre un Belgio autunnal-invernale di quartieri desolati; tecnica sempre della macchina da presa in spalla che rende concitato tutto, anche un caffè al bar.
Il bambino del titolo ha pochi mesi. È nato da una coppia di giovanissimi sbandati: lei (Déborah François) almeno ha un appartamentino e un sussidio; lui (Jérémie Renier) no, dunque ruba. Agli occhi di cotanto padre, perfino il bambino diventa una possibile fonte di guadagno. Viene dunque venduto per cinquemila euro, ma la madre esita, poi rifiuta e laffare tramonta. Infine uno scippo malriuscito apre per il giovane padre snaturato le porte della galera. Il castigo, dopo il delitto, spingerà al pentimento e - forse - alla redenzione. Ma perché un padre ventenne vende il figlio in fasce senza che la madre, ragazza passabile, venda preferibilmente se stessa?
Però i Dardenne non danno mai molte indicazioni per cogliere la psicologia dei loro poveri. Sono solo esempi della povertà: lo scontro con le istituzioni - fatte contro di loro o almeno senza tener conto di loro - serve solo per raccontare qualcosa che coinvolga il pubblico.
LENFANT (Francia/Belgio 2005) dei fratelli Dardenne, con Jérémie Renier, Déborah François. 95 minuti
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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