La Regione Marche è andata sempre fiera della definizione di «regione plurale», data da Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia. Da questa definizione traggo alcune considerazioni in merito allarticolo Non date pasticcini ai critici di Domizia Carafòli. La giornalista affronta il delicato argomento della critica darte: «È ancora possibile in Italia?». Per quanto mi è dato sapere, dalle mie parti la critica è spesso diventata cronaca compiacente. E in quanto alla domanda che la Carafòli pone ai curatori, ai critici, ai giornalisti e anche al pubblico, definito a ragione il grande dimenticato: «Viaggi, omaggi, salatini e pasticcini rendono levento inattaccabile?», personalmente ritengo che lignoranza di uno finisca per diventare la cultura di tanti ed è così per ogni mostra darte, definita pomposamente «evento». Ricordo che Federico Zeri avrebbe definito «artigiano» uno dei pittori che oggi si celebrano nelle Marche, regione al plurale di tanti «delicati pittori» e di pochi grandi artisti quali Gentile da Fabriano, i Salimbenti, Raffaello.
Gli artisti minori, gentile lettore, sono un po il fertilizzante del genio. I vari Ercole Ramazzani, Vincenzo Pagani, Simone De Magistris sono lhumus necessario al grande. Anche Rossini è sbocciato là dove ogni cittadina aveva il suo teatro dopera e dove decine di compositori, pur modesti, crearono il gusto per la musica.
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