Viaggio in un mondo sconosciuto che assomiglia tanto al nostro cervello

Emisferi, specchi d’acqua interni, canali (come l’acquedotto di Silvio), faglie, grotte che dalla superficie portano verso il basso. Tutti precisamente descritti come nel taccuino di un esploratore del secolo scorso a zonzo per l’Africa, oppure commentati con l’emozione di un astronauta atterrato su un altro pianeta.
Eppure questo susseguirsi di ambienti e di panorami dovrebbe esserci familiare, perché è la sede più profonda dell’Io. È il nostro cervello. O meglio è la nostra materia grigia visitata sotto la guida di un accompagnatore d’eccezione: Jean-Didier Vincent, già direttore dell’Institut de Neurobiologie Alfred-Fessard (il più importante di Francia). Nel suo Viaggio straordinario al centro del cervello (Ponte alle Grazie, pagg. 519, euro 22, trad. L. De Tomasi, M. Fiorini) questo professorone, che non ha mai il piglio del pedante, organizza un viaggio che si snoda tra la biologia e l’impalpabile trama delle idee che sorregge l’ordito della nostra personalità.
Così, leggendo, si scopre che il cervello ha un clima precisamente regolato (caldo di giorno e freddo di notte) da cui dipendono molti dei nostri umori. Oltre a quel fastidioso jet-lag, inevitabile quando cambiamo fuso orario senza che il nostro orologio biologico possa capacitarsene (è stato progettato milioni di anni prima dei turboreattori). Andando a zonzo da una zona all’altra della nostra scatola cranica si viene poi a sapere che l’ipotalamo è un postaccio malfamato e pieno di passioni, che i sogni sono come l’Orient Express, perfetti per viaggiare dentro di noi e sempre in orario grazie a uno starter così prudente da scollegare i muscoli dal sistema nervoso centrale al «Tutti in carrozza!». Ecco perché uno può crogiolarsi nottetempo nell’idea di fare a fettine il proprio capo ufficio senza andare a cercarlo in pigiama.
Ma sono solo esempi dell’enorme miniera di informazioni che è il libro di Vincent.

Una miniera la cui vena è sfruttabile da più gallerie d’accesso (i capitoli sono praticamente autonomi) e che si adatta ai più diversi tipi di piccone (ci sono amplissimi incisi letterari e schede fatte a colpi di citazioni). Alla fin fine sarà difficile che il lettore medio si macini tutte le cinquecento pagine. Potrebbe però sfogliare qua e là per anni senza annoiarsi. Questo libro è enorme: come il cervello.

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