La voce del Friuli sospeso fra tradizione e modernità

Carlo Sgorlon è originario di Cassacco, un piccolo centro a pochi chilometri da Udine. Secondogenito di Antonio (sarto) e Livia (maestra elementare), ha trascorso la sua prima giovinezza in campagna, assimilando la cultura del Friuli rurale che tanta parte rappresenterà nella sua produzione letteraria. Dopo una giovinezza segnata da un rapporto ambiguo con gli studi, compiuti i diciotto anni si iscrive alla Scuola Normale di Pisa, dove si laurea in Lettere con una tesi su Franz Kafka, specializzandosi poi a Monaco di Baviera. Subito dopo inizia l’attività di insegnante alla scuola secondaria e parallelamente di scrittore. Sposato con Edda Agarinis, attualmente Sgorlon vive a Udine.
I suoi romanzi hanno come asse portante la vita contadina friulana impregnata di miti, leggende e religiosità. Fondamentali per lui anche i temi legati alle due guerre mondiali, le foibe, le storie degli emigrati, la non facile convivenza delle varie etnie così tipico dei territori di frontiera come il Friuli Venezia Giulia. Con i suoi molti libri Sgorlon ha vinto oltre quaranta premi letterari, tra cui «Supercampiello», «Strega», «Flaiano», «Nonino», «Isola d’Elba», «Hemingway» e «Fiuggi».

Tra i suoi romanzi più noti: La notte del ragno mannaro, L’armata dei fiumi perduti, La foiba grande e Il filo di seta, in cui si racconta la vicenda incredibile degli itinerari di Odorico da Pordenone (nella foto), viaggiatore paragonabile solo a Marco Polo, che ha affascinato per il suo modo di confrontarsi con la diversità e del quale Sgorlon ha romanzato vita e avventure.

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