È un romanzo sulla conquista del Guatemala. E anche una storia di sopraffazione, di sofferenza ma anche di saggezza: racconta la brutale sottomissione dei regni Maya da parte degli impietosi soldati spagnoli, i conquistadores. Un romanzo documentato e avvicente, «11 settembre 1541, la vendetta del vulcano» (Morales edizioni, 230 pp, 20 euro) scritto da Maria Luisa Corno, profonda conoscitrice di questo stato dell'America centrale. È adatto a chi vuole visitare il Guatemala, a chi lo conosce già, a chi si interessa di storia d'America ma anche a chi vuole conoscere una realtà dimenticata.
L'autrice prende in considerazione pochi anni di storia, il periodo compreso fra il 1524 - quando il conquistador Pedro di Alvarado entra nelle terre dei regni di Guatemala - all'11 settembre 1541 (coincidenza fatidica), giorno in cui la capitale Santiago viene distrutta da una catastrofe naturale: «Quella che vi propongo è la "mia" storia, basata sì su personaggi e fatti documentati, trovati nei libri di testo (ho aggiunto una estesa bibliografia), ma movimentata dalla mia visione personale, da quello che ho appreso studiando e visitando questo sfortunato Paese». La storia della conquista compiuta in nome dei cattolicissimi Re di Castiglia, con la benedizione del Papa di Roma si intreccia con un'altra storia, dimenticata dai vincitori ma sempre viva nei conquistati da quasi cinquecento anni: «Quella dei popoli che, dapprima migranti si erano poi stabiliti nelle terre a loro assegnate dagli dei. Non erano certo popoli di santi: come gli europei nel Vecchio Mondo combattevano spesso tra di loro per allargare i loro confini. Ma erano i legittimi padroni di quelle terre...». E dal libro si evince che dopo più di 500 anni quasi nulla è cambiato.
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