C ondottieri si nasce. «E io modestamente lo nacqui», potrebbe oggi commentare Marcello Lippi - parafrasando Totò - se fosse dotato di un minimo di sense of humour. Ma il ct di questItalia modesta, velleitaria e per nulla amata dalla gente non possiede la dote dellironia, anzi dà il peggio di sé quando si sente sotto assedio.
Ci avviciniamo ai mondiali, la pressione sale, la tensione aleggia e lui perde le staffe. Che bisogno cera di aggredire verbalmente un cameraman, colpevole soltanto di aver tenuto accesa la telecamera per un «fuorionda» del tutto innocuo? Con questo gesto, (per il quale ha poi giustamente chiesto scusa) Marcello Lippi ha mostrato una fragilità nervosa che un condottiero non può permettersi. AllInter aveva pagato caro il carattere fumantino e alla Juventus soltanto lombra protettiva di Luciano Moggi gli aveva evitato plateali faccia a faccia con qualche giocatore.
In azzurro Lippi non rappresenta più soltanto se stesso o gli interessi sportivi di un club. Rappresenta lItalia. Anzi, una delle Italie più discusse e al centro dellattenzione: quella del pallone. Per questo il suo gesto è preoccupante. A una squadra alla ricerca di se stessa, a un gruppo di atleti sopravvalutati presi a schiaffi dalla Scozia servirebbe un centro di gravità permanente, una bussola, un generale ieratico e saggio come il Rommel delle dune cirenaiche o fortunato come il Wellington di Waterloo. Attaccare un operatore Tv? Lasci perdere.
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