Cronache

Camping River, continua il braccio di ferro tra nomadi e Campidoglio

Il camping River doveva essere sgomberato lo scorso 30 settembre, ma la maggior parte dei nomadi non vuole lasciare l'accampamento dove il Campidoglio ha sospeso i servizi primari. E i rom per protesta rifiutano l'acqua inviata dal Comune

Camping River, continua il braccio di ferro tra nomadi e Campidoglio

Doveva essere il primo campo nomadi della Capitale ad essere smantellato e invece il camping River si sta trasformando in un pantano dal quale l’amministrazione pentastellata sembra non riuscire ad emergere.

Lo sgombero dell’accampamento poco distante da via Tiberina, nella zona nord di Roma, era stato programmato per lo scorso 30 settembre. Il piano del Comune, infatti, prevedeva che, a quella data, tutte le 89 famiglie residenti nell’insediamento lasciassero le proprie roulotte per trasferirsi altrove. Ma nonostante il contributo economico di 10mila euro a famiglia messo a disposizione dal Campidoglio per agevolare la fuoriuscita dei rom dall’accampamento, quasi nessuno è riuscito a stipulare un regolare contratto di affitto. Un po’ per colpa del pregiudizio e un po’ per la diffidenza da parte delle agenzie immobiliari, infatti, ad oggi soltanto tre nuclei familiari sono riusciti a trovare una sistemazione. Chi nei centri di accoglienza, chi grazie all’intervento della propria comunità religiosa. La stragrande maggioranza delle famiglie, però, è rimasta nel campo, che nel frattempo è diventato abusivo.

Per cercare in extremis di mantenere la promessa il Comune aveva previsto pure la possibilità di ospitare i nomadi, per un massimo di sei mesi, in alberghi, agriturismi e bed and breakfast della zona. Ma gli oltre 400 ospiti del campo non ne hanno voluto sapere di trasferirsi e ora quello che doveva rappresentare il banco di prova del piano di superamento dei campi rom messo a punto dalla giunta Raggi si sta trasformando nell’ennesima baraccopoli illegale. Con tutti i rischi che ciò comporta. In vista dell’annunciato sgombero, infatti, il Campidoglio, lo scorso 30 settembre, non ha rinnovato la convenzione con la cooperativa Isola Verde, alla quale da anni è affidata la gestione del campo, sospendendo i servizi primari e di vigilanza.

Così, quando qualche giorno fa i nomadi si sono ritrovati senza acqua potabile a causa di un guasto tecnico all’impianto di depurazione è dovuta intervenire la Protezione Civile. La distribuzione quotidiana di migliaia di bottigliette d’acqua ed il servizio autobotte, dichiarano in una nota capogruppo in Campidoglio di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera e il responsabile del dipartimento Immigrazione dello stesso partito, Giorgio Mori, costa al comune “1500 euro al giorno”. Ma per protesta gli ospiti del campo, dove vivono circa 190 bambini, hanno inizialmente rifiutato l’acqua offerta dal Comune. “È forte il sospetto che si voglia utilizzare questa minaccia del precipitare della situazione per alimentare un vero e proprio scudo sociale di disagio al fine di evitare sgomberi”, attaccano gli esponenti di Fratelli d’Italia. Il rischio che la situazione precipiti sia a livello sanitario, sia sul piano della sicurezza, però, sembra essere concreto, visto che nella baraccopoli, ormai, i nomadi vivono abbandonati a sé stessi, senza controlli, né servizi primari come acqua ed elettricità.

Il braccio di ferro tra il Comune e le famiglie rom che dall’inizio di ottobre occupano abusivamente il campo, quindi, sembra essere destinato a continuare.

E mentre la giunta Raggi pensa alle prossime mosse, il rischio è che il camping River si trasformi presto in una nuova "terra di nessuno".

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