Cronache

Quell'arcivescovo che combatte la pedofilia nella Chiesa

L'arcivescovo Scicluna è il "plenipotenziario" per la lotta alla pedofilia nella Chiesa. Scelto da Ratzinger e confermato da Bergoglio. Suo il report che ha riaperto il caso della Chiesa cilena

Foto presa da intervista su YouTube
Foto presa da intervista su YouTube

L'arcivescovo Charles Scicluna è tornato alla ribalta per il caos che sta interessando la Chiesa cilena.

Originario di Toronto, dopo l'ultimo viaggio di papa Bergoglio in sud America, è stato inviato in Cile. Lo scopo della missione? Chiarire bene cosa fosse successo in merito agli episodi di abusi tanto chiacchierati.

Ne è venuto fuori un report che ha in qualche modo "costretto" il Vaticano a convocare i vescovi presso la Santa Sede. Un documento di migliaia di pagine. Nella giornata di ieri, trentaquattro prelati cileni hanno consegnato nelle mani del pontefice argentino le loro dimissioni. Jorge Mario Bergoglio, che si muove in assoluta continuità con Joseph Ratzinger anche nella lotta alla pedofilia, ha individuato in Scicluna il "plenipotenziario" in grado di contribuire alla risoluzione della crisi cilena.

"Misticamente è espresso il ritmo duro e noioso della vita secolare, mentre il mare profondo rappresenta la più terribile maledizione - aveva detto Scicluna, come riporta Panorama, ai sacerdoti riuniti a Roma nel maggio del 2010. E ancora:"Così, dopo aver preso una professione di santità, chiunque distrugga altri tramite parole ed atti farebbe meglio a causare la propria morte in abito secolare, piuttosto che attraverso il proprio sacro ufficio... Senza dubbio se fossero caduti da soli la loro sofferenza nell'Inferno sarebbe più facile da sopportare...".

Parole dure, durissime, che hanno contribuito ad alimentare la fama della "tolleranza zero" promossa da Scicluna in materia di abusi ai danni di minori. Qualcuno, nel corso di questi anni, l'ha definito "il prete - antipedofili". L'arcivescovo è divenuto presidente del Collegio per l'esame dei ricorsi alla Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede durante il 2015, quindi sotto il pontificato di papa Francesco.

Intervistato da La Stampa nel marzo del 2016, Scicluna aveva sottolineato come la "linea" di Joseph Ratzinger fosse destinata a continuare. Benedetto XVI aveva voluto Scicluna "al suo fianco" per contrastare questi episodi. Bergoglio, dopo la polemica sul "caso Barros", ha voluto che l'arcivescovo di Malta si recasse nella nazione cilena soprattutto per ascoltare le vittime. Il vescovo di Osorno Barros, infatti, farebbe parte di un elenco di sacerdoti che avrebbe assistito o preso parte agli abusi perpetrati da monsignor Karadima, il prete carismatico che ha formato buona parte del clero cileno. Juan Barros, nonostante le voci, era stato elevato a vescovo dal pontefice argentino. Questo ha suscitato una serie di critiche cui il Vaticano ha risposto con l'invio del suo "007" Scicluna.

Il documento dell'arcivescovo è composto da 2.300 pagine. All'interno di queste sono presenti sessantaquattro testimonianze. Dopo la lettura del report, Bergoglio ha confermato l'esistenza di "errori di valutazione" derivanti dalla "mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate". Una delle domande aperte riguarda i nominativi delle persone che avrebbero "coperto" possibili informazioni riguardanti casi di pedofilia. Adesso, da quando Scicluna è tornato dal Cile, si parla di "gravi indizi".

La linea dura di Scicluna ha "colpito" ancora.

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