Cronache

Terrorismo, Alfano riferisce ma la Camera è semivuota

Il Viminale rafforza la vigilanza ma precisa: "Non abbiamo segnali che indichino l’Italia e gli interessi italiani esposti a specifici fattori di rischio"

Terrorismo, Alfano riferisce ma la Camera è semivuota

Informativa urgente del ministro dell’Interno Angelino Alfano sulle possibili implicazioni in Italia della strage di Parigi. Alfano parla alla Camera dei deputati in un emiciclo semivuoto: solo un centinaio i deputati presenti. Uno dei killer di Parigi, fa sapere il ministro, era noto alle forze di polizia italiane come appartenente alle filiere islamiche dirette in Iraq, ma non era mai stato sul territorio nazionale. "Il nostro Paese - precisa Alfano - è da sempre in prima linea nella lotta contro il terrorismo islamico". Dopo l’attentato il Viminale ha disposto "l’immeditato rafforzamento dei dispositivi di vigilanza ed il monitoraggio degli obiettivi sensibili proseguirà con grandissimo impegno. Attenzione è posta non solo a siti istituzionali e luoghi culto, ma anche sedi di giornali e tv e personalità pubbliche che, in ragione della loro attività politica, potrebbero essere oggetto di attenzioni terroristiche".

Inoltre, assicura Alfano, "sia le moschee che gli altri luoghi di culto non vengono trascurati nell’analisi di intelligence" e di prevenzione di possibili rischi terrorismo. Nonostante l'allarme sia alto il ministro sembra minimizzare: "Non abbiamo segnali che indichino l’Italia e gli interessi italiani come esposti a specifiche e attuali situazioni di rischio". "Ad ogni modo il Governo non sottovaluterà alcun segnale", ha assicurato Alfano.

Alktro capitolo di estrema importanza: i foreign fighters (combattenti stranieri): "L’Italia è toccata dal fenomeno - precisa il ministro - sebbene in misura minore rispetto ad altri paesi occidentali. Mentre sono circa 3000 i combattenti stranieri censiti in Europa, il nostro paese è interessato da numeri esigui: risultano 53 le persone fino ad ora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto, che hanno avuto ache fare con l’Italia nella fase di partenza o anche in quella di transito, 4 di essi hanno nazionalità italiana". "La quasi totalità di queste persone - ha detto Alfano - è ancora attiva interritori di guerra mentre la restante parte, una minoranza o è deceduta in combattimento o è detenuta in altri paesi. Per gli altri residui casi i nostri sforzi sono indirizzati ad intercettare e monitorare eventuali tentativi di rientro e a controllarne ogni spostamento. I foreign fighters- ha spiegato ancora Alfano - non sono l’unico fattore di rischio, essendo l’Italia esposta all’insidia terroristica per consistenti ragioni, la prima delle quasi è rinvenibile nel privilegio di ospitare la massima autorità del cattolicesimo, a volte additata nei messaggi".

Tra i 53 "combattenti stranieri" che hanno avuto in qualche modo a che fare con l’Italia ("nella fase della partenza o anche solo di transito") "quattro hanno nazionalità italiana, due dei quali già segnalati nella precedente informativa come il genovese Delnevo morto in combattimento ad Aleppo e un giovane marocchino naturalizzato che si trova attualmente in un altro Paese europeo. La quasi totalità di questi elementi - ha spiegato il ministro - è ancora attiva nei territori di guerra

538em;">mentre la restante parte, decisamente minoritaria, è deceduta in combattimento o è detenuta in altri Paesi".

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