Economia

Quella manovra per indebolire Descalzi

Il 17 luglio l'agenzia di stampa Adnkronos rilancia la notizia di un possibile complotto internazionale per destabilizzare i vertici dell'Eni. A indagare sono i magistrati della procura di Trani, insospettiti da alcune anomalie emerse in una inchiesta sulla cooperativa Cpl Concordia, società che gravita nell'indotto di Eni. Dopo settimane di silenzio emergono ora nuovi dettagli.

Secondo quanto risulta, le procure di Trani e Siracusa hanno acquisito verbali dei consigli di amministrazione 2014 di Eni e, a sorpresa, pure di Telecom. Sul tavolo dei magistrati c'è un report degli investigatori che hanno indagato sul caso Cpl Concordia nel quale si ricostruisce una filiera di rapporti definiti ostili nei confronti dell'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. Nel documento si citano i nomi di Gabriele Volpi, esuberante e chiacchierato imprenditore ligure diventato miliardario grazie alla logistica petrolifera, Umberto Vergine, fino ad aprile amministratore delegato di Saipem, Pietro Varone, ex dirigente Saipem, Luigi Zingales, nominato consigliere Eni da Renzi e dimissionario dal luglio del 2015 per «inconciliabili divergenze sulla gestione della società». Della filiera finita sotto la lente degli investigatori fanno parte anche Raduan Khawthani, imprenditore siriano, amministratore delegato e principale azionista della società Hirux Internetional e tale Pesal, imprenditore già noto ad altre procure italiane.

In effetti, nel corso delle attività di intercettazioni effettuate nell'ambito del procedimento penale contro Cpl Concordia sono emerse conversazioni riconducibili ad una operazione commerciale internazionale in merito alla quale gli interessati mantengono una certa riservatezza. In particolare, ad attirare l'attenzione degli inquirenti, è una telefonata avvenuta tra Bruno Santorelli (direttore commerciale di Cpl Concordia) e Pesal relativa all'organizzazione «di un incontro con un ambasciatore (presumibilmente di un paese africano), e altra persona non meglio specificata».

Il sistema di delegittimazione, secondo ciò che risulta dal report acquisito dai magistrati, aveva come obiettivo il ribaltamento dei vertici Eni attraverso la diffusione di notizie ed informazioni abilmente falsificate e trasmesse con complessi e sofisticati strumenti. Conferme a questa ipotesi arrivano anche incrociando il lavoro della procura di Trani con alcuni atti acquisiti da quelle di Napoli e Roma.

A quanto risulta, ulteriori novità potrebbero arrivare dall'analisi di altre intercettazioni eseguite nei mesi scorsi.

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