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Due di picche di Barca a Renzi: "Io ministro? Ma siete matti"

Renzi alle prese con la squadra di governo. Cencelli lo avverte: "Senza il mio manuale cadi dopo 2 settimane". Oggi come ieri è tutta una questione di poltrone: il totoministri impazza. E Alfano pretende tre dicasteri "pesanti"

Due di picche di Barca a Renzi: "Io ministro? Ma siete matti"

Il rebus totoministri, al quale Matteo Renzi sta già lavorando, è ancora irrisolto. L’unico posto sicuro è quello di Graziano Delrio sottosegretario alla presidenza del consiglio. I principali nodi aperti sono il ministero dell’Economia e il Viminale. "Renzi non può che usare il mio metodo. Altrimenti il suo governo durerà 15 giorni". A lanciare un avvertimento al premier incaricato Massimiliano Cencelli, padre dell’omonimo "manuale". "In qualsiasi governo di coalizione - spiega in una intervista al Messaggero - bisogna attuare una precisa suddivisione degli incarichi per evitare che la squadra". Intanto dall'ex ministro Fabrizio Barca arriva un clamoroso due di picche: "Io ministro? Ma siete fuori di testa...".

Renzi accetta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’incarico con riserva - come prassi - a formare un nuovo governo. Da domani avvierà le consultazioni e, visto che "l’impegno è l’orizzonte naturale della legislatura", il 2018, il segretario del Pd si prende "qualche giorno di tempo" per definire programma e squadra. La partita è aperta. E gli scontri non mancano. Ieri l'ad di Luxottica Andrea Guerra ha già declinato la proposta di prendere le redini del ministero dello Sviluppo: "Rimango a fare il mio lavoro in questa bella azienda". Se Guerra esce dalla lista del totoministri, sono in discesa anche le quotazioni di Lucrezia Reichlin al Tesoro, posto per cui, a quanto si apprende, il premier incaricato vorrebbe un politico. E nei giorni scorsi avrebbe sondato, attraverso Dario Nardella, Romano Prodi che però non sembra voler ripercorrere il cammino che in passato fecero Guido Carli e Carlo Azeglio Ciampi. Nell'intervista al Messaggero Cencelli invita Renzi a "tenere presenti le istanze, le necessità e i desiderata di tutte le forze politiche in ballo".

"La suddivisione dei posti - avverte Cencelli - deve tenere conto anche delle correnti interne ai partiti, almeno di quelli più grandi". Era così nella Dc, è così nel Pd. Al Tesoro Renzi vorrebbe, appunto, Prodi. Che, però, non sarebbe interessato nonostante alcuni dei suoi gli consiglino di accettare l’impegno se la proposta fosse convincente. Per via XX settembre si fanno anche i nomi di Piero Fassino e Fabrizio Barca. Ma l'ex ministro del governo Monti si scansa: "Non amo gli assalti... Sono sotto pressione, Nichi. Una pressione che è crescente. Ma io non ci penso proprio, tanto per essere chiaro. Ma proprio proprio...". Peccato che il "Nichi" è il fake di Vendola che, messo in campo dalla Zanzara su Radio 24, riesce a estorcere giudizi piuttosto disincantati sulla partita in corso. "Ho parlato con Graziano e pensavo, 48 ore fa, di averla stoppata questa cosa... - dice Barca - se fallisce anche questa è un disastro, però non possono pretendere che le persone facciano violenza ai propri metodi, ai propri pensieri, alla propria cultura. Quindi sono stato proprio chiarissimo: evitiamo che nasca una cosa alla quale vengo forzato". Al finto Vendola, che gli chiede dettagli, il vero Barca punta il dito contro il "padrone della Repubblica" e denuncia "un forcing diretto di sms, attraverso un suo giornalista". Metodi legittimi, ma comunque una forzatura. "Se io dico che voglio fare una patrimoniale da 400 miliardi di euro, cosa che secondo me va fatta, tu cosa rispondi? - conclude - mi dici che va bene?".

Partita aperta che per l’Interno, ministero che Angelino Alfano punta a tenersi stretto ma al quale ambirebbe anche Dario Franceschini. In alternativa, dopo il "no, grazie" di Alessandro Baricco, Franceschini potrebbe andare ai Beni Culturali, lasciando il posto di ministro per i Rapporti con il parlamento ad un fedelissimo del leader Pd, che potrebbe puntare sul portavoce della segreteria Lorenzo Guerini. Alle Riforme resta in pole Maria Elena Boschi mentre vacilla la candidatura del segretario Sc Stefania Giannini all’Istruzione dopo che Scelta Civica avrebbe indicato Irene Tinagli e Andrea Olivero. Il rifiuto di Andrea Guerra apre per Renzi il problema di una casella chiave per il futuro governo: lo Sviluppo Economico. E lì l’idea del sindaco è di continuare a cercare nel mondo imprenditoriale e gira ancora il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Ma nella lista spunta anche il nome dell’ad di Ferrovie Mauro Moretti. Per il ministero del Lavoro sono in corsa Tito Boeri ma anche esponenti della minoranza Pd come Guglielmo Epifani e Cesare Damiano. Nel Pd i sondaggi sono a 360°. Tanto che persino Pippo Civati, molto critico mei confronti del nuovo esecutivo, potrebbe essere coinvolto in qualche ruolo. "Chi non entra nel governo si trasforma facilmente in un franco tiratore - osserva Cencelli - tutti danno giudizi inappropriati sul mio metodo, ma ascoltino me che ho 78 anni: è tutta una questione di poltrone".

Alla Giustizia è caccia a "tecnici" di prestigio. Mentre scendono le chance di Michele Vietti, salgono le possibilità del presidente del tribunale di Milano Livia Pomodoro e spuntano i nomi di Valerio Onida e Guido Calvi. Dovrebbero essere riconfermati, infine, i ministri dell’Ambiente Andrea Orlando ed i ministri Ncd Beatrice Lorenzin (Salute) e Maurizio Lupi (Trasporti). Riconferma in vista anche per Mario Mauro così come non dovrebbe rischiare alla Farnesina Emma Bonino.

Federica Mogherini dovrebbe, invece, prendere il posto di Enzo Moavero Milanesi agli Affari Europei.

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