Cronache

Fuoco nella fabbrica lager È strage di operai cinesi

In fiamme soppalco con "loculi" per dormire. Hanno tentato di fuggire rompendo le finestre, ma erano chiuse da sbarre. Trovati cinque corpi e resti di altri due

Fuoco nella fabbrica lager È strage di operai cinesi

Roma - Morti carbonizzati in loculi di cartongesso adibiti a dormitorio. Sette cinesi ieri sono stati inghiottiti dalle fiamme che hanno distrutto una fabbrica al Macrolotto 1, periferia di Prato. L'inferno, nell'azienda che produce abiti pronto moda, si è materializzato alle 6.30, trasformando il fabbricato dove lavoravano una ventina di persone in una trappola di fuoco. Quella di ieri è la cronaca di una tragedia annunciata, perché nella cittadina toscana da sempre vivono in condizioni disumane e pericolose centinaia di orientali, spesso clandestini, arruolati nell'esercito dei lavoratori in nero.
Anche la fabbrica andata in fumo ieri era gestita da cinesi, che in una parte del fabbricato avevano creato un soppalco-dormitorio, con una fila di letti divisi da pareti di cartongesso, come loculi. Così quando l'incendio è divampato molti operai stavano ancora dormendo e sono stati sorpresi nel sonno dal fuoco. Il fumo densissimo e nero si è impadronito della struttura a un solo piano, accessibile da un cancello adiacente via Toscana, rendendo ancora più difficile la fuga. Il terrore, poi, ha fatto il resto.
«Stavo passando in auto quando ho visto una colonna di fumo provenire dal capannone - racconta Leonardo Tuci, carabiniere in congedo, tra i primi a intervenire -. Mi sono avvicinato e ho visto che c'erano alcuni cinesi che mi venivano incontro piangendo e urlando. Uno con un estintore in mano cercava di spegnere l'incendio. Allora ne ho preso uno anche io per aiutarlo. Era stremato, anche per il freddo, e continuavo a sentire le urla di quelle persone».
Immediato l'allarme a polizia, carabinieri e vigili del fuoco, costretti a rompere le finestre per entrare nell'edificio da un ballatoio. Ma il fuoco, che non è stato innescato da bombole del gas ma da una sigaretta spenta male o da una stufa malfunzionante, si era impadronito di tutto. La prima vittima, un uomo in pigiama e a piedi scalzi, è stato trovato all'ingresso, mentre tentava inutilmente di guadagnare l'uscita. Due operai, invece, gravemente ustionati, sono stati portati all'ospedale di Prato e ora sono in rianimazione. Ricoverato un altro uomo e una donna, che presentava sintomi da intossicazione, ma la sue condizioni non destano preoccupazioni. Man mano che le operazioni di spegnimento andavano avanti, tra le macerie venivano ritrovati tre cadaveri carbonizzati al punto che è stato difficile accertare che fossero di sesso maschile. Un quinto operaio è stato trovato nell'unica parte del soppalco non crollato. Aveva un braccio fuori dalla finestra, incastrato nell'inferriata. Ha cercato di salvarsi rompendo il vetro, ma ha trovato sbarre di ferro a bloccargli la via di fuga. Rinvenuti tra le macerie anche altri resti umani, che farebbero salire il triste bilancio a sette morti.
I vigili del fuoco hanno spiegato che le fiamme si sono propagate con una rapidità impressionante perché nella fabbrica c'erano materiali altamente infiammabili, tessuti sintetici e plastiche. Non è stato facile, quindi, anche a causa del vento forte, avere ragione del fuoco, che è stato spento solo nel pomeriggio. In serata i corpi sono stati portati a medicina legale.

Restano le polemiche e l'amarezza per una tragedia che si poteva evitare.

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