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"L'elica andò in fiamme, ci salvò una manovra folle"

La strage sfiorata è negli annali dell'aviazione civile, il comandante è diventato una leggenda

"L'elica andò in fiamme, ci salvò una manovra folle"

La notte del 21 aprile 1959 un Dc7 dell'Alitalia, quadrimotore a elica in servizio sul volo AZ 602, aveva appena cominciato la traversata atlantica verso Boston e New York. Era partito da Roma Ciampino, aveva fatto scalo a Milano Linate, una breve sosta a Londra, poi il comandante aveva rinunciato a un rifornimento a Shannon, in Irlanda, perchè la situazione dei venti non faceva prevedere consumi eccessivi. Sull'aereo, che aveva una capacità di una sessantina di posti, c'erano 18 passeggeri e 9 persone d'equipaggio; l'altitudine era di 7mila metri e il volo procedeva sopra una spessa coltre di nubi nerastre. A bordo, in un sedile accanto al finestrino, c'era anche Luca Liguori, allora giovane inviato della Rai che poi diventò una delle firme più illustri del giornalismo radiofonico.

Liguori ricorda con assoluta nitidezza quella notte, anche a quasi sessant'anni di distanza. «La gente sonnecchiava. Improvvisamente si sentirono due colpi secchi seguiti da uno scossone fortissimo che fece vibrare tutta la cabina» racconta oggi rivivendo la paura e l'adrenalina di quei momenti.

«Guardai fuori e vidi che il secondo motore di sinistra, quello più vicino alla fusoliera, era in fiamme e lanciava bagliori e nuvole di scintille. La hostess cercò di rassicurare i passeggeri e il comandante ammise all'altoparlante una piccola avaria, annunciando che saremmo scesi nell'aeroporto più vicino. Infatti l'aereo fece subito una virata per dirigersi verso Shannon, che distava 160 miglia».

Il comandante era Corrado Schreiber, e dopo quella notte divenne quasi una leggenda per la sua gestione geniale e coraggiosa di una situazione di grande pericolo. Che cos'era accaduto? Il motore era andato in supergiri, facendo impazzire l'elica che a sua volta era diventata incandescente.

Schreiber capì che l'elica, ormai ingovernabile, prima o poi si sarebbe staccata e agì di conseguenza mettendo in atto una manovra che è rimasta unica nello storia dell'aviazione. Lo scopo era quello d'impedire che quella bomba, sganciandosi, colpisse un'ala o la fusoliera: sarebbe stata una catastrofe, nessuno si sarebbe salvato. Il comandante diede un assetto obliquo all'aereo poi, quando ritenne il tempo maturo diede un energico e improvviso colpo d'ala. L'elica, già instabile, a quel movimento brusco si staccò dall'ala insieme a parte del motore e precipitò giù nelle profondità dell'Atlantico. «Vidi tutto, fu un momento agghiacciante» ricorda Liguori.

Naturalmente era stato lanciato l'Sos e all'aeroporto di Shannon erano stati predisposti i sistemi di sicurezza. Ma il Dc7 con tre motori, acciaccato e più lento, atterrò senza difficoltà.

Schreiber fu subito considerato un eroe e gli fu attribuita una medaglia al valore aeronautico.

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