Cronaca locale

Mamma morta di parto, la famiglia non si arrende

I parenti dicono no all'archiviazione dell'inchiesta sul decesso della giovane alla Mangiagalli

Mamma morta di parto, la famiglia non si arrende

Non si arrendono i parenti di Claudia Bordoni, la donna di 36 anni morta alla Mangiagalli il 28 aprile 2016 insieme alle due gemelle che avrebbe dovuto partorire. La famiglia ha infatti deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione dell'indagine presentata dalla Procura. Sotto inchiesta per omicidio colposo sono finite quattro dipendenti della clinica: due dottoresse e due ostetriche. Toccherà al gip Stefania Donadeo decidere sulla chiusura o meno del caso nell'udienza fissata per il prossimo 27 giugno.

A chiedere di archiviare l'inchiesta senza andare a processo era stata alcuni mesi fa il pm Maura Ripamonti. Il percorso per stabilire la causa delle tre morti, e le eventuali responsabilità, procede sul filo delle consulenze tecniche. In base a quella affidata al medico legale Dario Raniero la Procura sostiene che ci furono di sicuro omissioni da parte del personale sanitario. Se medici e ostetriche fossero intervenute in modo più appropriato, avrebbero potuto salvare la donna e le bambine con «probabilità considerevoli». Queste probabilità tuttavia non sono equiparabili a una certezza. E comunque non possono rappresentare i criteri necessari per dimostrare un nesso causale in sede penale. Per il pm, in sintesi, non potrebbe essere dimostrato in dibattimento che le morti sono state provocate dal comportamento di chi prese in cura Claudia.

I familiari della paziente che era originaria di Grosio in Valtellina, rappresentati dagli avvocati Antonio Bana e Antonio Sala Della Cuna, chiedono invece che vengano svolti ulteriori approfondimenti. Sono convinti che mamma e gemelline si sarebbero potute salvare. Per questo hanno nominato a loro volta un consulente, il dottor Roberto Paoletti. Secondo l'esperto, quel nesso di causalità esiste e le responsabilità del personale dell'ospedale di via Commenda possono essere dimostrate. Ora la parola passa al giudice Donadeo che può decidere di archiviare il fascicolo oppure disporre un supplemento di indagine. Dopo il quale può chiudere la vicenda penale o ancora ordinare al pm l'imputazione coatta delle indagate, difese dall'avvocato Luigi Isolabella, in vista della richiesta di processo.

Claudia Bordoni, incinta di sei mesi, era arrivata alla Mangiagalli con forti dolori all'addome. Nei giorni precedenti era già stata ricoverata al San Raffaele per lo stesso problema.

L'autopsia ha stabilito che la giovane è morta per una forte emorragia dovuta a un'endometriosi.

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