Cronaca locale

Minniti a Majorino: "Non si cambia la Bossi-Fini"

L'assessore: regolarizzare i migranti respinti. Il ministro: «Se lo dico la gente chiama il 118»

Minniti a Majorino: "Non si cambia la Bossi-Fini"

Bastano due battute dell'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza e del collega al Welfare Pierfrancesco Majorino per intuire che nella giunta milanese «esistono posizioni diverse, è la forza di un partito» prova a mediare il ministro degli Interni Marco Minniti sullo stesso sul palco ieri alla festa del Pd allo scalo Farini. Prima del suo intervento va in onda il duello.

Majorino, tra i promotori della marcia per l'accoglienza dei migranti lo scorso 20 maggio, chiede un «grande piano nazionale per l'integrazione dei profughi» e «coraggio nel modificare la legge Bossi-Fini» per regolarizzare chi non ha ottenuto l'asilo politico ma dimostra di volersi integrare, magari con il lavoro, perchè «altrimenti escono dai centri di accoglienza e bivaccano, lo Stato parla di rimpatri ma non riesce a eseguirli». Un'ipotesi rilanciata nei giorni scorsi anche dal sindaco Beppe Sala. E l'assessore insiste sulla legge per lo ius soli e lacia un messaggio anche al suo partito: «Va concesso e non accetto un allungamento del piano per una logica di consenso». La Rozza tiene invece ben distinta la «possibilità di modificare la Bossi-Fini peri tanti stranierii stabilizzati da tanto nel Paese e che perdono temporaneamente il lavoro, quindi il permesso di soggiorno» dalla questione dei migranti.

E incassa applausi quando insiste sul «coniugare l'accoglienza con la sicurezza nei fatti, la città deve avere garanzie da noi e dl governo che chi delinque viene espulso, è ora di organizzare i viaggi per i rimpatri, stiamo facendo rientrare gente pericolosa con voli singoli che costano parecchio». Minniti interviene alle 19.30 assicurando che almeno «Momodou Diallo, il giovane guineano che qualche giorno fa ha ferito con un coltello un poliziotto nella stazione Centrale di Milano, in questo momento è in volo rimpatriato vero la Guinea-Bissau». Ma stronca le aspettative di Majorino: «Io voglio governare i flussi illegali e a fronte di questo sarà possibile gestire flussi legali, attraverso le Ambasciate. Ma se oggi, con 12mila persone che arrivano con le navi, dico che devo aprire oggi i flussi legali temo che chiamino il 118. Dobbiamo fare un passo dopo l'altro. E per farlo non dobbiamo consegnare l'Italia ai cattivi maestri della demagogia». Lo ius soli invece «è un principio sacrosanto. Ma non c'entra nulla con l'immigrazione illegale, c'entra con coloro che sono nati qui, mescolare una cosa con l'altra è una gigantesca operazione di confusione che non possiamo permettere che vada avanti». Il cuore della partita insiste «si gioca in Libia, l'Europa deve agire lì al fianco delle autorità locali». E richiama a «tenere insieme il diritto di chi e accolto e anche di chi accoglie, non ascoltando solo da un orecchio».

Riccardo De Corato (Fdi) domanda a distanza «dopo Diallo, quando verranno rimpatriati gli altri 6mila a cui è stato rifiutato lo status solo in Lombardia».

Commenti