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Brasile, in manette il ceo di Btg Pactual: ha partecipazioni in Mps

Tra gli arresti eccellenti per lo schema di tangenti nella statale brasiliana del petrolio, Petrobras, c'è anche Andrè Esteves, ceo di Btg Pactual, la più grande banca d'investimento dell'America latina, che in Italia ha partecipazioni in Mps e Carige

Rocca Salimberni, storica sede della banca senese
Rocca Salimberni, storica sede della banca senese

Come scritto ieri da Il Giornale l’arresto di José Carlos Bumlai, l’unico che aveva accesso senza limiti di orario né obbligo di preavviso nell’ufficio privato di Lula (qui la prova veja.abril.com.br/blog/reinaldo/files/2011/02/jose-carlos-autorizacao.jpg) costituisce un terremoto dalle conseguenze imprevedibili.

“Barba”, come Bumlai chiamava l’ex presidente secondo molte fonti, sarebbe letteralmente terrorizzato di finire in carcere a causa della Mani Pulite che dall’aprile dello scorso anno ha svelato al mondo uno schema corruttivo dalle proporzioni gigantesche nel paese governato da lui e da Dilma Rousseff.

Bumlai, infatti, sarebbe assai poco disposto a tacere, il suo carattere di tutt’altra pasta rispetto a quelli dell’ex braccio destro di Lula, José Dirceu, un ex guerrigliero capace di ingannare una moglie per anni, quando rientrò da Cuba con connotati diversi, pur di proteggere la sua vera identità.

O come Vaccari Neto, tesoriere del PT, il partito dei Lavoratori fondato da Lula nel 1980, sino al momento del suo arresto.

Entrambi infatti sono in carcere da tempo e dalla loro bocca non è uscito nulla, se non la rivendicazione di essere vittima di processi politici. Al pari di Delubio Soares, ex tesoriere PT anche lui e José Genoino, ex presidente PT, convinti anche loro di essere prigionieri politici nonostante sentenze passate in giudicato per corruzione e stecche milionarie.

E se il processo Petrobras a New York, che inizierà il prossimo agosto con richieste di risarcimento che promettono di far impallidire le multe inferte ad Enron, fa tremare le vene dei polsi anche della presidente Dilma Rousseff, sia lei che il suo deus ex machina Lula sono stati colti da panico stamane, quando la polizia ha arrestato il capo del governo in Senato, Delcídio Amaral.

Del PT ça va sans dire, e soprattutto hanno tremato per l’arresto banchiere André Esteves, le cui manette ai polsi sono considerate “molto gravi” sia a Wall Street come alla City di Londra da interlocutori cui Il Giornale ha avuto accesso e che ci hanno chiesto: che succede ora in Brasile?

Non lo sa neanche il “Barba” probabilmente.

Di certo però c’è che Esteves è il CEO di BTG Pactual, la più grande banca d’investimento dell’America latina, un gruppo finanziario molto attivo sulla scena finanziaria europea se è vero che ha partecipazioni anche in Italia e, per la cronaca, in Monte Paschi Siena (MPS, era al 3,1% sino a poche settimane fa, oggi sarebbe sceso all’1,96%) ed in Banca Carige, appena sotto al 2%.

“Hanno agito come mafiosi” è l’accusa degli inquirenti e, in effetti, il metodo usato dai due per tappare la bocca all’ex direttore affari internazionalis, Nestor Cerveró Petrobras, da tempo arrestato per tangenti (e per ora già condannato a 5 anni), ricorda vagamente quello di Cosa Nostra che prima di uccidere – sempre l’extrema ratio se si tratta di persone in vista – tenta di corrompere.

E succede così che Amaral ed Esteves avrebbero tentato di corrompere Bernardo, uno dei figli di Cerverò, proponendo alla sua famiglia una ‘pensione’ mensile extra da 50mila reais al mese (circa 13mila euro) per quasi otto anni, una stecca da 4 milioni di reais (un milione di euro) in una banca estera.

Il tutto mostrandogli la proposta di collaborazione fatta dai giudici della Mani Pulite al padre Néstor.

Conditio sine qua non per ricevere “il contributo” era che l'ex direttore Petrobras tenesse la bocca chiusa con gli inquirenti e non citasse mai BTG Pactual.

Oltre al denaro, i due avrebbero assicurato a Nestor Cerveró per ottenere al più presto la libertà anche l’appoggio, del Supremo Tribunal Federal, tramite alcuni suoi membri, nello specifico si cita il ministro Edson Fachin, nominato da Dilma Rousseff e grande amico del PT, ça va sans dire e del suo sindacato, la CUT.

Peccato per il leader del governo in Senato Amaral e per Esteves che Bernardo Cerveró stesse registrando tutto durante il loro tentavano di corruzione ed abbia poi fatto avere agli inquirenti della Mani Pulite verde-oro i nastri.

Da qui l’arresto dei due. Resta la domanda delle domande.

Se un uomo brillante come Esteves, il 13esimo più ricco del Brasile con un patrimonio personale stimato da Forbes di oltre 2,3 miliardi di dollari, che comprò da Generali la Bsi, ex Banca della Svizzera Italiana, stimato nel mondo del business ed ideologicamente più affine all’opposizione, arriva ad esporsi tanto per proteggere il PT, addirittura ricattando, a che punto oggi è arrivata la corruzione in Brasile? E, soprattutto, come mai il leader del governo in Senato, il petista Amaral, aveva tutto questo interesse affinché Cerveró tenesse la bocca chiusa? Domande, per ora senza risposte. Per ora.

Chissa cosa ne pensa il “Barba”.

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