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Tra copie a ruba e nuove condanne esce l'ultimo numero di Charlie Hebdo

Molte voci critiche nel mondo islamico, ma anche il New York Times sceglie di non riproporre le vignette. Già annunciata ristampa fino a cinque milioni di esemplari

Tra copie a ruba e nuove condanne esce l'ultimo numero di Charlie Hebdo

Ancora un volta sono state molteplici e di diverso tenore le risposte alla pubblicazione delle nuove vignette del Charlie Hebdo, che oggi ha stampato il suo primo numero dall'attacco che ha lasciato dodici persone senza vita a Parigi.

Una tiratura record di tre milioni di copie, quando normalmente il magazine ne stampa 40mila, che è comunque andata esaurita in fretta in molte edicole francesi e nel mondo. Tanto che l'Hebdo ha già annunciato una ristampa, fino a cinque milioni di copie. Anche in Italia, le 260mila distribuite con il Fatto quotidiano non sono durate molto.

Contro il nuovo Hebdo, che in copertina ha di nuovo un'immagine del profeta Maometto, si sono espresse molte voci del mondo islamico. Il governo iraniano pensa che quello del magazine francese sia un "abuso della libertà d'espressione".

In Turchia la polizia è entrato nella tipografia del Cumhuriyet per verificare se le vignette incriminate fossero state incluse nello speciale stampato dal quotidiano. L'Authority per le comunicazioni ha ricevuto l'ordine, scrive l'agenzia Anadolu, di bloccare quei siti che mostreranno i disegni.

In Egitto il Gran Muftì ha espresso il timore di "una nuova ondata di odio nella società francese e occidentale" e parlato di "un atto razzista". L'università di al-Azhar, centro d'insegnamento sunnita al Cairo, ha sottolineato che la figura del Profeta non può in alcun modo "offesa da caricature immorali", ma parlato di una "immaginazione malata".

Un commento è arrivato anche dalla radio dello Stato islamico, Al-Bayan. Il gruppo estremista che controlla un territorio esteso tra Siria e Iraq ha condannato le vignette dell'Hebdo come "estremamente stupide". Ma sul parere degli uomini di al-Baghdadi c'erano pochi dubbi.

Nel Regno Unito un gruppo di imam ha chiesto ai fedeli di agire per "riflesso degli insegnamenti" del Corano, rimanendo pacifici "nei discorsi e nelle azioni", pure se "inevitabilmente si sentiranno colpiti, offesi e turbati dalla ripubblicazione delle vignette".

Non è stato però soltanto il mondo islamico a interrogarsi sull'opportunità di riproporre i disegni dei vignettisti. Il New York Times, coerentemente con quanto fatto in passato, ha deciso di non riproporre la copertina della rivista, limitandosi dove necessario a linkare un articolo di Libèration. Diversa la scelta del Washington Post, che ha considerato la prima pagina dell'Hebdo conforme alle sue linee editoriali.

La decisione di non pubblicare le vignette è stata presa anche dal Jylland Posten, la testata danese che nel 2005 stampò le caricature di Maometto ritenute "blasfeme" dalla comunità musulmana e poi finite sul Charlie Hebdo.

La redazione ha scelto, unica nel Paese, di non proporre il nuovo numero del settimanale, per "ragioni di sicurezza".

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