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L'Europa fa quadrato contro i dazi di Trump

Il presidente Trump firma due decreti esecutivi che puntano sul protezionismo economico. Europa preoccupata: "Mantenere le economie aperte"

Trump con Jay Timmons, presidente degli Industriali americani
Trump con Jay Timmons, presidente degli Industriali americani

Lo aveva promesso ed è stato di parola. Con i due ordini esecutivi firmati ieri Donald Trump ha dato inizio alla nuova era della politica commerciale a stelle e strisce. L’obiettivo è quello indicato fino allo stremo durante la campagna elettorale, "America first", con il rimodellamento dei rapporti di scambio delle merci, mettendo in soffitta quello che sino a poco fa era considerato un totem, il libero scambio. Torna invece il protezionismo. "Siamo in una guerra commerciale - ha tuonato Trump dalla Casa Bianca -. Il mio messaggio è chiaro: da oggi in poi chi viola le regole deve sapere che subirà le conseguenze". I decreti apopena firmati dal presidente puntano a ridare vigore al "made in Usa" colpendo soprattutto le importazioni. "Finirà il furto della prosperità americana. Difenderemo le nostre industrie e creeremo condizioni di parità per il lavoratore americano".

I due ordini esecutivi sono solo il primo passo della nuova strategia, dopo la minaccia di imporre dei super dazi del 100% su vari prodotti europei (tra cui la Vespa e l’acqua San Pellegrino). Trump intende rivedere su larga scala le cause che hanno portato al decifit commerciale attuale. La nuova amministrazione, infatti, è convinta che i 500 miliardi di disavanzo siano da ricercare in buona parte nei presunti "abusi" che i partner commerciali avrebbero esercitato ai danni degli interessi americani, aiutati, secondo Trump, dalle passate amministrazioni, a partire da quella di Obama, che hanno ignorato il problema o non lo hanno affrontato con la necessaria forza. Il primo ordine esecutivo affida al Dipartimento del commercio, guidato dal segretario Wilbur Ross, un rapporto sul deficit degli Stati Uniti in relazione a tutti i partner commerciali; il secondo, invece, impone un giro di vite che impedisca la concorrenza sleale delle compagnie straniere.

L'Europa ovviamente è preoccupata. Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, nel suo intervento al Forum di Confcommercio a Cernobbio ha sottolineato che "in questo periodo ci sono delle cose fondamentali da non fare, quindi evitare degli errori strategici: evitare di rincorrere le sirene del protezionismo. Ed ha insistito sulla necessità di riuscire a "intavolare un dialogo per cui si mantengono le economie aperte". In caso contrario, ha avvetito, "se ci chiudiamo, l’Europa è il continente che soffrirà di più. Se c’è un elemento che ha impedito alla crisi finanziaria del 2008-13 di trasformarsi nella grande depressione è perché siamo riusciti a resistere al protezionismo".

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel suo intervento a Cernobbio ha esortato tutti a non vedere come un "incubo impellente" la possibilità di dazi statunitensi per i prodotti europei. "Bisogna lavorare per aumentare la domanda interna. Solo così riusciremo a garantire una massiccia ripresa della nostra economia. Solo così l’Italia riparte e si esce davvero dalla crisi. Come? Con misure che sorreggano la domanda interna".

Molto più allarmato è il commento dell'ex premier Enrico Letta: "I dazi saranno un gran problema e penso che si debba reagire in modo molto duro. È la dimostrazione che l'Europa deve essere unita. Se restiamo uniti ci difenderemo perché Trump così colpisce noi e i tedeschi allo stesso modo.

Ed è una delle ragioni per cui secondo me dobbiamo essere uniti".

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