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Altro che andare nei Comuni. I grillini puntano alle Camere

Alla faccia della Casta: il Movimento fa fatica a trovare buoni candidati perché gli uscenti non pensano al bis

Altro che andare nei Comuni. I grillini puntano alle Camere

Milano - Anche gli Onesti sognano. E gli Onesti a 5 Stelle ora sognano seggi in Parlamento. Così, dopo le faide correntizie e la telenovela delle nomine capitoline, nel cielo dei grillini compare un'altra nube minacciosa: l'ambizione.

In vista delle Comunali 2017, il Movimento fa fatica a trovare buoni candidati. E fa fatica perché tanti uscenti non intendono fare il bis: in Lombardia nessuno vuole ricandidarsi in Consiglio comunale, tutti sognano di diventare deputati o senatori, o «portavoce» (come vuole la retorica dell'«uno vale uno») ma pur sempre protagonisti del dorato mondo dei palazzi romani. In Calabria si registra un problema simile e casi del genere sono segnalati in tante realtà locali, per non parlare del caos di Palermo. Sul blog di Beppe Grillo, vetrina e macchina del movimento, si possono trovare i recenti annunci sulla ricerca di candidature, per esempio a Jesi. Agli aspiranti candidati si richiede di non essere iscritti ad altri partiti, di non essere massoni, di non aver riportato sentenze di condanna), di aver fatto un solo mandato. A Sesto San Giovanni (Milano), c'è cautela: «La creazione della lista definitiva potrebbe durare più a lungo solo se in questa prima fase non si riuscisse ad avere tutte le candidature necessarie a completare la lista».

Tutti quanti vogliono fare i parlamentari Per cambiare l'Italia, ovviamente. Tutto legittimo certo. E comprensibile. Ancora oggi, nonostante le figuracce romane, i sondaggi danno il Movimento in grande spolvero, in grado di correre vincere le Politiche, dunque legittimato a sognare il Governo. In ogni caso, i voti di cui è accreditato oggi il movimento sono in grado di consolidare la già nutrita truppa dei parlamentari grillini. A questo si aggiunge il peculiare meccanismo di selezione delle candidature.

Nel 2013 si sono celebrate le cosiddette «parlamentarie», che hanno consentito l'elezione romana, con una manciata di voti, a tanti giovani di belle speranze cui, dal punto di vista politico, non erano richieste particolari esperienze o capacità: solo l'adesione a un programma e il «riconoscersi» nel «capo politico», oltre ai noti requisiti di onestà. Pesa poi quella regola dei due mandati. Si sa che il Movimento ha stabilito, per gli eletti, un limite di due mandati, non importa in quale istituzione. Questo, ovviamente è un disincentivo ulteriore. Per un uscente, anche solo in un Consiglio comunale, essere rieletto oggi significherebbe concludere la sua carriera (salvo deroghe o nuove regole). E addio parlamentarie. Si fatica dunque in Lombardia, dove andranno al voto 133 Comuni, per un milione e mezzo di elettori. La regione più ricca e popolosa d'Italia è già ostica per i grillini, che nella dinamica Padania non trovano praterie di disagio e crisi che alimentano il voto di protesta.

E anche ad altri latitudini le difficoltà non mancano. Non solo a Roma. Anche in quella Sicilia che si candida(va) a essere il granaio dei voti pentastellati. Nella Palermo che a settembre ha ospitato lo Tsunami tour, oggi i 5 Stelle sono dilaniati e in grande difficoltà, tanto che dall'inchiesta sulle firme false è scaturito un esposto che ha fatto finire indagato anche il candidato sindaco.

Ed è di pochi giorni fa la notizia di un reclutamento last minute, obbligatorio per la rinuncia di alcune candidate donne (necessarie per le quote rosa).

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