Cronache

Carlo, corna e Regina. In tv la Lady D segreta: "Che dolore le nozze"

In onda i racconti al docente di dizione. "Il sesso? Una volta ogni tre settimane"

Carlo, corna e Regina. In tv la Lady D segreta: "Che dolore le nozze"

Abbassa gli occhi. «Ero una ribelle». Accenna un sorriso, riabbassa gli occhi. Si schermisce: «Ho incontrato Carlo solo 13 volte, prima di sposarlo». Quel giorno, quello delle nozze regali seguite da settecentocinquanta milioni di persone alla tv - era il 29 luglio del 1981 - Diana lo ricorda così: «Il peggiore della mia vita». Non c'erano lo strascico lungo sette metri, la lunga navata della cattedrale di St. Paul, la carrozza reale, il velo, i gioielli, i pizzi, le sete, i saluti alla folla di centinaia di migliaia di sudditi raccolti lungo il corteo: c'era solo quello, l'inizio del «dolore». Lady Diana Spencer lo racconta con voce propria e sola, in una serie di registrazioni che non erano state realizzate per andare in onda, ma ci andranno lo stesso il 6 agosto prossimo, in un documentario di Channel 4 che si intitolerà Diana: In her own words («Diana: con parole sue») e che è costituito da alcuni spezzoni inediti e molto scottanti. Così scottanti che in passato furono sequestrati dalle autorità, la famiglia Spencer cercò di riprenderseli (invano), la Nbc ne trasmise qualche minuto in America e la reazione fu tale che la Bbc, che ne aveva acquisito a sua volta i diritti, decise di lasciare perdere e di non trasmettere il documentario (nonostante avesse già speso 100mila sterline).

In questi nastri, che sarebbero in totale una ventina (quindi un serbatoio potenzialmente molto più ampio di scandalo...), Diana si esercitava con Peter Settelen, un insegnante di dizione e poi suo amico, per imparare a parlare in pubblico e ricostruire così la sua immagine dopo la separazione da Carlo. Ore e ore di prove, discorsi, chiacchierate davanti alla telecamera in cui, alla fine, Diana confessa tutta la sua insoddisfazione, la sua tristezza, le corna fatte e subìte, i rapporti sessuali quasi inesistenti con Carlo («Non c'era mai un bisogno in questo senso, da parte sua», e più nel dettaglio: «Una volta ogni tre settimane, e sono ancora convinta che seguisse uno schema») e la questione Camilla (anche lei frequentata «una volta ogni tre settimane, prima che ci sposassimo»), l'amante del principe di Galles che Diana a un certo punto decide di affrontare per dirle di lasciare stare il suo uomo.

Il suo uomo, appunto. Diana, disperata, che da quel giorno di fine luglio del 1981 deve «mantenersi all'altezza dell'immagine di principessa delle favole», ma in realtà vive un racconto dell'incubo, o quantomeno molto grottesco, alla fine decide di parlarne con la mamma di lui, ovvero Sua Maestà. Sono passati cinque anni dalle nozze quando va dalla Regina in lacrime - scrivono il Telegraph e il Guardian, che hanno anticipato molti stralci del documentario - e le getta il cuore ai piedi: «Non so che cosa dovrei fare. Lei mi disse: Non so che cosa dovresti fare. E fu tutto. Questo è stato il suo aiuto». Anche per mammà reale, il figlio Carlo è «senza speranza». Non che a Buckingham Palace Diana possa sperare in grande conforto: spiega che sarebbe stato papà Filippo, Duca di Edimburgo, a rassicurare Carlo che, se il matrimonio con Diana non avesse funzionato, avrebbe potuto comunque consolarsi con Camilla. Racconta di avere affrontato Carlo sull'argomento: «Perché ti tieni questa donna intorno? E lui rispose: Io mi rifiuto di essere l'unico principe del Galles che non abbia mai avuto una amante».

È anche così che Diana finisce tra le braccia di un altro uomo, presumibilmente una guardia della scorta, Barry Mannakee: «Avevo 24 anni e mi innamorai profondamente». Anche se la casa reale aveva dei sospetti, «non c'erano prove»; ma l'uomo («la cosa più bella che avessi avuto») fu allontanato e poi, dopo poco, «ucciso» in un incidente in moto. «Il colpo più terribile della mia vita». Gli unici ricordi leggeri su Carlo riguardano il corteggiamento, cominciato a un barbecue nel 1979: «Gli dissi: Devi sentirti così solo. Da quel momento mi saltò addosso. Per tutta la sera mi seguì come un cagnolino». E ancora: «Gli tenevo testa, e questo lo intrigava». La favola finisce presto, e quasi sotto gli occhi di tutti. Come la sua bulimia: «Tutti sapevano del mio problema, causato dal fallimento del mio matrimonio». Sorride, muove le mani, fissa la telecamera. La voce è dolce, ma non esita. Diana sa che cosa le è successo. «Non avrei mai dovuto giocare con il fuoco.

Ma l'ho fatto, e mi sono bruciata».

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