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Chiara studia da premier e incontra i poteri forti

Visti in segreto De Benedetti e Galateri

Chiara studia da premier e incontra i poteri forti

«Questo è quello che si vede da giovani: si vede tutto vicinissimo. Quello è il futuro» . La frase di Hervey Keitel, in una scena di Youth, l'ultimo film di Paolo Sorrentino, funziona anche per Chiara Appendino, che ha 32 anni, è giovane e ha iniziato a vedere da vicino il futuro. Sarà una lunga marcia, ma il traguardo è chiaro anche alle teste pensanti dei Cinque Stelle: «Sarà lei il nostro candidato premier». Per ora l'argomento viene tenuto coperto dai vertici del movimento e in questo caso la ragione non è né tattica né scaramantica. I discepoli di Grillo vogliono e credono che tutto debba essere deciso dalla Rete.

L'idea di un altro sindaco premier non è nuova. Inediti sono invece alcuni passaggi che stanno favorendo il progetto. Come i tre pezzi da novanta coinvolti nell'operazione. Due Chiara li ha già incontrati. E per quanto riguarda il terzo sta decidendo se farlo. La cittadina sindaca ha visto Carlo De Benedetti, ex signor Olivetti, oggi editore di Repubblica e dal prossimo gennaio pure azionista della Stampa, principale quotidiano di Torino. De Benedetti (cittadino svizzero) è uno degli uomini più influenti d'Italia. I due si sono incontrati in città. Per l'appuntamento non hanno scelto una data qualunque, ma quella dell'Armistizio, l'8 settembre. Quel che resta è un appunto sull'agenda della sindaca e nulla più, nessuna pubblicità, nessuna dichiarazione. La sindaca e l'ingegnere avrebbero parlato anche dei destini del Paese. E della permanenza a Torino del Salone del Libro. E così, in un'intervista pubblicata il 12 settembre, Dario Franceschini, ministro della Cultura, dava una bell'aiuto alla sindaca e allontanava l'ipotesi di un trasloco del Salone a Milano. Sintesi ministeriale: «No a due piccole fiere in un mercato fragile, così rischiamo una colossale figuraccia internazionale. Il solo modo per uscirne è creare un unico grande Salone, da tenersi contemporaneamente a Milano e Torino». Naturalmente l'intervista è stata pubblicata su La Repubblica. Poco più di un mese dopo la sindaca del Movimento ha potuto annunciare la trentesima edizione del Salone, alla faccia di «chi diceva che non ci sarebbe stato». Annuncio fatto il 22 novembre, dopo un lungo colloquio con Davide Casaleggio, The Young Pope grillino. L'incontro si è svolto a Torino, dove si è chiacchierato per oltre un'ora e mezza, «ma non si è parlato di possibili incarichi nazionali», hanno fatto sapere i due. Precisazione di una tempestività almeno sospetta.

Dettagli. Chiara non va di corsa, ma costruisce il suo futuro, incontrando l'Italia che conta. In verità, per lei non è mai stato un gran problema: educazione borghese, frequentazioni ancora più in alto. Volete un altro esempio? Per il 17 ottobre la sindaca ha fissato l'ennesimo appuntamento «pesante» e ha incontrato Gabriele Galateri, conte di Genola, presidente di Assicurazioni Generali, la più grande compagnia italiana, la terza al mondo per fatturato. Un uomo che sa il fatto suo e che conta parecchio, non solo a Torino, ma anche nel mondo finanziario italiano ed europeo. Il conte pare abbia molta stima per Appendino, ma anche in questo caso l'incontro e i suoi temi sono rimasti riservati. Per fortuna qualcosa ha detto Evelina Christillin, signora Galateri. Da quando Renzi è salito al governo lei è a capo dell'Enit, Agenzia nazionale italiana per il turismo. Donna brillante e sincera confida: «Non ho votato Chiara, però è brava, ha personalità, credo mi somigli, potrebbe quasi essere mia figlia». Chiara piace a tutti. Anche a sinistra. «Perché non sei tu il sindaco Pd di Torino?», ha detto quel gran battutaro del premier Matteo Renzi, sbarcato a Torino anche durante l'emergenza alluvione.

Appendino bipartisan, anzi di più. E qui compare il terzo personaggio della storia, l'uomo che la sindaca non ha ancora incontrato. Pazienza, sembra che lui stia già lavorando per lei. Il politico in questione è Massimo D'Alema, uno dei più feroci nemici di Matteo Renzi.

Discutendo con i suoi ha sostenuto: «Questa Appendino è brava, sarà candidata premier alle prossime Politiche». Non solo un attestato di stima. L'ex leader Massimo conserva una capacità innegabile: sa costruire alleanze. L'Ulivo che ha vinto è stata una sua creatura, non di Romano Prodi. Ora D'Alema, di tanto in tanto vagheggia un nuovo asse, un polo sinistro e populista: Cinque Stelle più i suoi, gli irriducibili del No referendario. Molto dipenderà dal risultato del referendum costituzionale, perché se vincesse il No l'ex segretario proverebbe a riconquistare il partito. Ma, anche in questo caso, non è detto che l'idea di un inedito governo Pd-Movimento 5 Stelle finirebbe in soffitta. Anche perché, sia detto fra parentesi, permetterebbe a D'Alema di tornare ad accarezzare un'ambizione mai accantonato: la scalata al Quirinale.

Certo, l'idea è di D'Alema, i «grillini» già sondati si sono messi a ridere: loro sono il nuovo che avanza, lui il vecchio che ritorna; loro sono la superdemocrazia del web, lui il solito creatore di alleanze e trame. Questo è il quadro, almeno per ora. Perché la rete pentastellata non digerirebbe una soluzione del genere. Ma l'ex segretario sa aspettare, come la sindaca. D'Alema però ha già messo in campo un apripista illustre. È Massimo Bray, ministro dei Beni culturali nel governo Letta. È l'uomo che il vecchio leader voleva candidare a sindaco di Roma.

Che c'entra Bray in questa storia? È amico della sindaca che lo vuole al suo fianco per il solito Salone del libro. Ed è nello studio di Bray, alla Treccani, che Chiara Appendino si appoggia spesso durante le sue trasferte romane.

Bray sta lavorando, il futuro è già iniziato.

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