Economia

Confindustria contro la manovra

Il presidente Boccia attacca Di Maio: «Così il Paese non crescerà»

Confindustria contro la manovra

Roma - Confindustria è «preoccupata» dalla politica economica del governo grillo-leghista, e addirittura «non esclude» di scendere in piazza. A dirlo è il suo presidente Vincenzo Boccia, che pure qualche settimana fa aveva fatto aperture all'esecutivo, archiviando lo scontro sul cosiddetto «decreto dignità» di Gigino Di Maio e dichiarando di aver «fiducia» almeno nella Lega e nella sua attenzione al mondo delle imprese e alle necessità dello sviluppo.

Fiducia evidentemente smentita dalle cifre del Def: «Più che spaventato dal reddito di cittadinanza in se, sono spaventato dal fatto che sui circa 37 miliardi di euro della manovra ci sono solo 4 miliardi in provvedimenti sulla crescita. Questo è l'aspetto che preoccupa noi di Confindustria», spiega Boccia intervistato da Lucia Annunziata a Mezz'ora in più su Rai3.

La manovra che i gialloverdi stanno cucinando, dice il presidente di Confindustria, ha «due pilastri fondamentali». Il primo «è il pilastro del contratto di governo, che è l'elemento di consenso elettoralistico con pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza. Il secondo pilastro, quello che renderebbe sostenibile il primo, e anche il piano di governo, è la crescita. C'è un secondo pilastro all'altezza del primo che renda sostenibile le promesse elettorali? Questa è la domanda che dovremmo farci». Una domanda sulla cui risposta gli industriali nutrono evidentemente dubbi profondi. Ma «sulla crescita il governo si gioca tutta la sua credibilità», ricorda Boccia. Perché «la politica come l'economia, si misura dai risultati non dagli obiettivi» e «se tra qualche mese avremo più crescita e occupazione, ha ragione il governo, se non l'avremo su quel risultato il governo dovrà fare i conti, perché senza crescita si farà ricorso a tagli e tasse». E pensare di buttare la colpa su qualcun altro, come ora si tenta di fare con l'Europa, non basta. Anche se appare evidente che, per ragioni tutte elettoralistiche, il governo sta giocando su questo: «I due partiti che governano il Paese forse auspicano che l'Unione europea apra una procedura di infrazione - dice - perché, se arriva a marzo, potrebbe essere la scusa per costruire un alibi contro l'Europa visto che a maggio andremo a votare per le europee, raccontando che non si è riuscito a fare qualcosa perché è colpa dell'Europa». Ma se si fa una manovra «solo per incrementare il deficit, senza investimenti e effetti sull'economia reale, il problema non è l'Europa ma siamo noi». Boccia si augura che la voce delle parti sociali venga ascoltata.

E visto che non ripone grandi speranze in Di Maio («Ci siamo incontrati un paio di volte, ma dopo il decreto dignità si è creata un po' di freddezza»), prova ad «appellarsi» al premier Giuseppe Conte perché provi a «calmierare» il clima e a superare la «mancanza di confronto».

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