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Congresso Pd, ecco come si riposizionano le correnti

All'interno della maggioranza renziana sono tanti quelli che, in caso di elezioni anticipate, sarebbero pronti a mollare il segretario dimissionario in vista del Congresso del Pd

Congresso Pd, ecco come si riposizionano le correnti

"Chi vuole giocarsi la carta della leadership io dico porte aperte". Matteo Renzi, nel corso della direzione nazionale di oggi, annunciando le sue dimissioni, ha di fatto aperto la stagione congressuale del Pd.

Si riapre la campagna per la leadership del partito di governo, anche se non si è mai effettivamente chiusa dalle primarie del 15 dicembre 2013 che elesse Matteo Renzi segretario. Il Pd è un partito che vive un eterno congresso permanente al cui interno i capicorrente fanno il bello e il cattivo tempo.

La maggioranza renziana è ancora molto forte ma più eterogenea rispetto agli esordi. I ‘mille giorni’ di governo hanno logorato il rapporto tra Renzi e un fedelissimo come il ministro Graziano Del Rio che all’inizio dell’avventura a Palazzo Chigi era sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Il ‘caso Banca Etruria’ e la sconfitto referendum costituzionale del 4 dicembre hanno incrinato solo leggermente il legame tra il segretario e Maria Elena Boschi che, ora, con Gentiloni, occupa proprio il posto che ricopriva Del Rio. Screzi a parte, in vista del Congresso, Renzi dovrebbe contare senza problemi dell’appoggio di entrambi. Vi è, poi, un’ala di renziani della prima ora, tra i quali rientra l’emiliano Matteo Richetti, che, da tempo, consigliano mitezza e prudenza al segretario dimissionario Renzi. Tradotto: pieno sostegno, ma no al voto a giugno.

Tra i renziani della ‘seconda ora’ ci sono 'i giovani turchi' di Matteo Orfini da cui pare stia prendendo le distanze il ministro della Giustizia Andrea Orlando, incerto sul da farsi in caso di scissione. La corrente ‘Area dem’ che fa riferimento al ministro Dario Franceschini, cui guardano circa 100 parlamentari del Pd, resta a guardare l’evolversi della situazione dal versante renziano (per ora). Mantiene una posizione attendista anche la corrente ‘Sinistra è cambiamento’ del ministro Maurizio Martina che aveva sposato la causa renziana in occasione del voto sull’Italicum.

Sul versante della minoranza troviamo i ‘bersaniani’, i ‘cuperliani’ e i governatori Enrico Rossi e Michele Emiliano divisi tra il desiderio di scalzare Renzi dal ‘suo trono’ e quello di seguire Massimo D’Alema che tifa per la scissione.

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