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Emendamenti, Calderoli prepara la trappola

Il leghista ne lascia solo dieci poi minaccia: ne pioveranno milioni

Emendamenti, Calderoli prepara la trappola

Roma - Nella partita di poker delle riforme, l'opposizione prova a giocarsi la carta a sorpresa di un (parziale) ritiro degli emendamenti, in modo da cancellare gli alibi del Pd e costringerlo a ragionare sul merito in Commissione Affari Costituzionali. È il senatore Pd Francesco Russo a scrivere su Twitter che «Calderoli ma anche Forza Italia con Bernini dichiara la disponibilità a ritirare gran parte degli emendamenti». Lo stesso fa Sel.

Naturalmente non si tratta di un gentile assist offerto a Matteo Renzi. Il senatore della Lega fa capire di essere orientato a mantenere solo le modifiche di merito, ma aggiunge di poterle scegliere soltanto dopo il vaglio di ammissibilità. A quel punto potrebbe scegliere dieci emendamenti - sui 10mila presentati - da sottoporre al voto. Calderoli chiede anche la costituzione di un comitato ristretto sulle riforme. Proposte simili arrivano da Forza Italia e dal gruppo dei Conservatori e Riformisti. L'obiettivo è chiaro: una mossa politica per evitare la forzatura della maggioranza che vuole saltare a piè pari la discussione in commissione, dove siedono tre membri della minoranza Pd.

«Il governo andare direttamente in aula perché non ha i numeri in commissione e andrebbe sotto, ma non li ha nemmeno in Aula» spiega Calderoli. Di «forzatura inaccettabile» parla Paolo Romani. «Il parlamento sconta l'eterno congresso del Pd. Calpestano la Costituzione pur di non rischiare di essere battuti» aggiunge Cinzia Bonfrisco, capogruppo dei Conservatori e Riformisti. Il «no» alla proposta arriva dal capogruppo Pd in Senato, Luigi Zanda. «Il ritiro degli emendamenti è solo una manovra politica, come lo è stata la presentazione: manovra prima, manovra ora». A rendere più confuso il panorama politico di giornata contribuisce il via libera del Senato alla autorizzazione a procedere contro Calderoli per diffamazione nei confronti dell'ex ministro Kyenge. L'Aula respinge, invece, la richiesta per l'accusa di istigazione all'odio razziale. Il Pd aveva chiesto il rinvio del voto su Calderoli, per non esacerbare ulteriormente il clima. In ogni caso, soprattutto dal fronte dei grillini fioriscono ipotesi complottistiche su un presunto accordo.

Ipotesi smentite dalla decisione finale della Lega: ritorno sulle barricate e «diluvio» a sette zeri di emendamenti pronti a essere lanciati sulla strada del ddl Boschi.

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