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I grillini si arrendono: il governo è paralizzato "Non si può lavorare..."

Il capogruppo alla Camera D'Uva ai suoi via sms: «Niente più accordi con gli alleati»

I grillini si arrendono: il governo è paralizzato "Non si può lavorare..."

I grillini si arrendono e ammettono la crisi nel governo. Il Parlamento è bloccato. L'attività legislativa è ferma. Deputati e senatori sono in vacanza. E soprattutto pare che la pausa sia destinata a prolungarsi anche dopo il ponte del primo maggio. Lo strappo tra Lega e M5s, dal caso Siri alle polemiche sulle politiche migratorie del ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha paralizzato le due Camere. La maggioranza gialloverde è in fuga.

Non è che fino ad oggi il governo del cambiamento abbia impressionato per incisività e rapidità. Ma ora anche i vertici del Movimento riconoscono l'impasse. La crisi è certificata in un sms, che il capogruppo alla Camera dei deputati Francesco D'Uva ha spedito un paio di giorni fa ai parlamentari. Poche righe, che annunciano il rompete le righe. Ma soprattutto l'invito a non cercare più l'intesa con l'alleato leghista. Il tutto sulla pelle degli italiani che pagano deputati e senatori per legiferare. E non per litigare. La tensione tra i due vicepremier ha trasformato il Parlamento in una camera del dopo-lavoro. Nel messaggio, che Il Giornale ha visionato, D'Uva invita i colleghi pentastellati a non meravigliarsi se d'ora in avanti nelle commissioni e in Aula, Lega e M5s viaggeranno come due corpi separati: «I rapporti oggi sono ancora più tesi di quelli di queste 2 settimane, per cui d'ora in poi se non riusciremo a raggiungere un accordo in sede parlamentare (per un emendamento, una Pdl etc) non ci sarà alcun accordo (e ad esempio i decreti li convertiamo senza modifiche) poiché non potremo affidarci a tavoli di maggioranza extraparlamentari», scrive il capogruppo.

È una resa. Quasi un'ammissione del fallimento politico della maggioranza. Ognuno andrà per la sua strada nel corso dei lavori parlamentari. E dunque sarà difficile portare a casa provvedimenti o leggi nell'interesse degli italiani. Perché né i Cinque stelle né la Lega hanno i numeri a Montecitorio e Palazzo Madama. Pubblicamente, il leader del Movimento Luigi Di Maio, in piena campagna elettorale, attacca l'alleato Salvini e continua ad annunciare nuovi provvedimenti: dal taglio dei parlamentari a leggi per la sicurezza degli italiani. Ma nel privato, i fedelissimi del capo politico certificano lo stallo. Riconoscono la sconfitta.

E cosa ne sarà dei decreti in scadenza? Delle leggi da approvare? Dei provvedimenti che hanno già ottenuto l'ok in un ramo del Parlamento? Sarà una lotteria. Tutto affidato al caso. La maggioranza è allo sbando. E il messaggio di D'Uva è la conferma della paralisi. Ma soprattutto di uno strappo tra Salvini e Di Maio che difficilmente sarà ricucito nei prossimi giorni. Sul tavolo di Palazzo Chigi c'è la vicenda Siri: il sottosegretario alle Infrastrutture ha parlato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Bisognerà capire quale strada intenda percorrere il premier: quella dei Cinque stelle, che chiedono la testa del sottosegretario leghista, o quella di Salvini che punta a blindare il collega di partito. Ma nel messaggio, D'Uva si rivolge anche alla minoranza interna: «Ora è facile per tutti, anche per coloro che la auspicavano, capire come avremmo lavorato male in questi mesi se avessimo usato la linea dura sin dall'inizio». Un messaggio rivolto alla fronda ortodossa che avrebbe voluto dal primo momento aprire il fuoco contro Salvini.

Scelta che avrebbe paralizzato già nei primi mesi l'attività del governo e della maggioranza gialloverde.

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