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I pizzini di Maria Elena: conservo tanti sms. E spuntano altri suoi incontri per Etruria

Oltre Vegas, Ghizzoni e Consoli avrebbe visto anche Panetta di Bankitalia

I pizzini di Maria Elena: conservo tanti sms. E spuntano altri suoi incontri per Etruria

Non sarà riuscita a salvare i soldi dei risparmiatori truffati dalla banca di cui suo padre era vice presidente (indagato per bancarotta e falso in prospetto), ma almeno ha salvato gli sms di banchieri, politici e giornalisti. Chissà, possono sempre tornare utili. La machiavellica Maria Elena Boschi ostenta questa mossa tattica, come subdolo messaggio politico ai suoi interlocutori. Una forma di avvertimento, pubblicato anche sui social, come fossero «pizzini» per i potenziali oppositori chiamati a sfilare in commissione banche. Per intendere: attenti a quello che dite. «Non cancello spesso gli sms - ha detto ieri al Messaggero - Ne ho molti in memoria, anche con altri esponenti del mondo del credito e del giornalismo. Non solo quelli con Vegas. Dal momento che mi sembrò insolita la richiesta di vederci a casa sua alle 8 del mattino, chiesi che l'incontro si svolgesse al ministero o in Consob. Non sta a me dire perché Vegas lo propose, certo io non accettai. Quanto alla serietà istituzionale di Vegas ricordo che già indicato come capo dell'Autorità di vigilanza, partecipò al voto di fiducia al governo Berlusconi. E non aggiungo altro». Chi vuole intendere, intenda. «La Mary», come la chiamano in Parlamento, si riferisce all'sms del 29 maggio 2014, quando il presidente di Consob, Giuseppe Vegas «mi chiese di incontrarci, in modo abbastanza inusuale, a casa sua alle 8 di mattina e io risposi che dovevamo vederci in Consob o al ministero, non a casa sua da soli», insinuando, poco elegantemente, chissà quali altre intenzioni di Vegas nei suoi confronti.

Ma a proposito di questa gran parata di «gole profonde» a palazzo San Macuto, tutte ben archiviate nell'iPhone di Maria Elena, viene da domandarsi perché, davanti al Parlamento il 18 dicembre 2015, in risposta alla mozione di sfiducia nei suoi confronti, accusata di conflitto di interessi (visto che suo padre Pier Luigi è stato dal 2011 nel cda e poi vicepresidente di Etruria dal 4 maggio 2014), non abbia elencato tutti i suoi interessamenti per Banca Etruria. Se li considerava normali perché non li ha rivendicati, prima che a farlo fossero Ferruccio de Bortoli, Giuseppe Vegas, Federico Ghizzoni, Vincenzo Consoli e chissà quanti altri. La Boschi conferma tutto solo dopo la confessione degli altri. Forse anche lei è stata colta dal leggero sospetto che non fosse tanto normale per un ministro alle Riforme occuparsi di questioni bancarie, specialmente se la banca di cui si interessa è quella dove è impelagato il babbo.

Sono stati troppi gli interventi per poterli considerare solo di routine. Il 21 febbraio 2014 diventa ministro. Due mesi dopo suo padre è vice presidente di Banca Etruria. A marzo incontra a casa sua a Laterina l'ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli. Ad aprile va a Milano e pranza con Vegas esprimendo «preoccupazione» per il paventato matrimonio con la Popolare di Vicenza. In quei mesi incontrò anche Fabio Panetta, vicedirettore di Bankitalia, la stessa che oggi i renziani attaccano per non aver vigilato correttamente. Il 4 novembre si vede con l'ad di Unicredit Ghizzoni ed esprime «disagio» per la disastrosa situazione patrimoniale dell'istituto di Arezzo. Tutto confermato dai messaggini sul suo telefonino.

State attenti.

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