Politica

Maria Elena, dieci anni attorno alla banca

Il fratello viene assunto nel 2007. Dietro l'impegno l'ombra dell'oro di Arezzo

Maria Elena, dieci anni attorno alla banca

È come se i pezzi di un puzzle andassero ad incastrarsi alla perfezione. Più la gente parla, più Maria Elena Boschi affonda nelle sue panzane. E affiora un'immagine nitida di «Maria Etruria» da sempre implicata nella melma di Arezzo. Qualcuno sostiene anche prima di precipitare nella politica. Non solo shatush, smalto, tacchi e borse di Prada, ma anche «la banca».

A casa Boschi si parla di Etruria da almeno 10 anni (sono stati tutti azionisti dell'istituto). L'adorato fratello Emanuele, che Maria Elena si porta in giro a Milano per lo shopping e sui red carpet veneziani, inizia a lavorare in quella banca dal novembre 2007. L'ancora sconosciuta «Mariaele» ha appena finito gli studi in Giurisprudenza e il master, fa pratica in diritto societario nello studio Tombari e associati di Firenze, insieme a Francesco Bonifazi, avvocato col pallino della politica, col quale ha un flirt. Emanuele è process analyst, poi cost manager, infine program and cost manager fino al marzo 2015, quando la banca è in pieno default. Anche sua moglie, Eleonora Falsinelli (la cognata di «Mariaele») era lì come communication specialist. Si sono conosciuti tra un'obbligazione spazzatura e un titolo truffa.

Nel frattempo la sorella si butta in politica, spinta dai canti delle sirene, Bonifazi e Renzi, che nel 2009, appena eletto sindaco, allenandosi con le prime raccomandazioni, le regala un posto nel cda di Publiacqua dove la giovane comincia a far pratica con le poltrone. Consigliera giuridica di Renzi, lo aiuta nelle primarie del 2012 (dove perse). Anche a babbo Pier Luigi, accidentalmente, regalano un posto in un cda, quello di Banca Etruria, nell'aprile del 2011, come rappresentante della Coldiretti. La figlia inizia così a far pratica anche con le banche, visto che suo padre non ci capisce nulla. Nel giugno 2013 diventa deputata e a dicembre entra nella segreteria del Pd.

Ma è il 2014 l'anno determinante. Tutto, o quasi, per i Boschi, succede in quei dodici mesi. Il 21 febbraio lei è nominata ministro per le Riforme e, due mesi dopo, a maggio suo padre diventa vice presidente di Banca Etruria «per una ragione squisitamente politica», tuonano i soci in assemblea. Nel marzo Pier Luigi incontra a casa sua a Laterina l'ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli. Negli stessi giorni si vede pure con Flavio Carboni a Roma: cercava soldi per salvare Etruria, già con un piede nella fossa. Secondo conferme dagli studi legali fiduciari di Unicredit, il 4 novembre 2014 Federico Ghizzoni, ex ad di Unicredit, venne avvicinato dalla Boschi, che gli avrebbe rivolto richieste «specifiche» per salvare la banca. Il 20 dicembre Ghizzoni parlerà di questo in commissione. E ieri il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, ha rivelato che sempre nell'aprile di quell'anno la Boschi volle incontrarlo per esprimergli le sue preoccupazioni circa la possibile acquisizione di Banca Etruria con la Popolare di Vicenza in quanto ciò «avrebbe provocato problemi». A quali problemi si riferiva? E perché un ministro delle Riforme mette il becco sulla banca dove suo padre è vicepresidente? «La Boschi si intromise in questa decisione perché, sollecitata dai potentati della sua città, tra cui l'ex sindaco, avvocato e amico di famiglia Giuseppe Fanfani, contrario alla fusione. Aveva paura che accorpando Banca di Vicenza con Banca Etruria, Arezzo perdesse la sua supremazia dell'oro», dicono da Arezzo. Banca Etruria, infatti, ha dovuto la sua fortuna all'oro ed era una delle poche banche italiane ad operare con i lingotti aurei accatastati nei propri caveau.

Una mossa per lasciare intatti gli equilibri dell'oro e le poltrone degli amici orafi.

Tra le quali quella dell'amica Alessia Gualdani (con la quale fa anche le vacanze insieme) presidente sezione orafi Confapi, nonché membro del comitato per il Sì al referendum, che fa l'avvocato proprio nello studio di Bonifazi in via delle Mantellate 9 a Firenze, dove dal 2015 Emanuele Boschi è presidente del cda della Mantellate Nove. Ma, secondo voi, questo è tutto normale?

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