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Le mazzette sul Mose affondano Zoggia braccio destro di Bersani

Il deputato Pd indagato assieme al collega Mognato per finanziamento illecito dei partiti. In ballo i soldi di Mazzacurati all'allora sindaco di Venezia Orsoni

Le mazzette sul Mose affondano Zoggia braccio destro di Bersani

Milano - embrava un filone d'indagine finito nel nulla. Le tangenti rosse, sul lato sinistro dello scandalo Mose, parevano destinate all'archiviazione. E invece no. Ecco il colpo di scena: Davide Zoggia e Michele Mognato, deputati del Pd e pezzi da novanta del partito bersaniano in Veneto, sono indagati per finanziamento illecito. Sono già stati interrogati martedì, ma con i riflettori puntati su Roma e sullo scandalo di Mafia capitale, nessuno se n'era accorto. Tornano dunque attuali le dichiarazioni di Giorgio Orsoni, l'ex sindaco di Venezia arrestato proprio con l'esplosione della vicenda Mose. Orsoni, un avvocato amministrativista di grido prestato alla politica, era stato chiamato in causa dall'onnipresente dominus del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati. Mazzacurati pagava tutto e tutti e fra i tanti nomi fatti aveva chiamato in causa anche Orsoni, parlando di contributi per centinaia di migliaia di euro in vista delle elezioni amministrative del 2010. Orsoni a sua volta aveva scaricato ogni responsabilità sul partito e sui suoi leader. «Facevano tutto loro, io non sapevo niente, il Pd mi aveva chiamato perché la classe dirigente veneziana voleva un sindaco di alto profilo. E io avevo quei requisiti». Poi aveva puntato il dito sulla nomenklatura veneta, a cominciare appunto da Mognato e Zoggia. La scorsa estate i giornali avevano dedicato pagine e pagine ai meccanismi delle tangenti rosse, un capitolo importante nella grande macchina corruttiva del consorzio Venezia Nuova. Ma a dispetto dei titoli non era successo nulla.

Sull'altro fronte il pezzo più pregiato del centrodestra, l'ex ministro e governatore Giancarlo Galan, era stato arrestato e aveva infine patteggiato, ma a sinistra non era successo più nulla. Calma piatta. Tanto che qualcuno aveva ironizzato: per la seconda volta il pm Carlo Nordio ha perso al sua scommessa e non è riuscito a smascherare i dogi della Tangentopoli rossa. Adesso si scopre che non è cosi. I magistrati veneziani avrebbero ricostruito i flussi illeciti sull'asse Mazzacurati- Orsoni, in vista delle elezioni del 2010. Si tratta di ben 450mila euro entrati nelle casse del partito illegalmente e di altri 100mila registrati in modo irregolare. In tutto, dunque, 550mila euro.

È un brutto colpo per il Pd, perché conferma il sospetto, anzi più che un sospetto, sulla partecipazione del partito alla grande mangiatoia apparecchiata da Mazzacurati. Zoggia apparteneva al cerchio magico bersaniano, era il responsabile nazionale degli Enti locali e correva da un salotto televisivo all'altro. Zoggia e Mognato negano gli addebiti e respingono le accuse. L'indagine però corre e macina nuovi nomi, anche se è presto per parlare di una svolta. Ieri è stato sentito l'ex assessore ai Lavori pubblici di Venezia Alessandro Maggioni che non è indagato. In ogni caso è difficile pensare che il Pd abbia basato alla porta di re Mida Mazzacurati una volta sola.

Torna lo spettro della Tangentopoli rossa, quella che Nordio insegue dai tempi di Mani pulite.

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