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Ma a Roma il gioco dei veti paralizza il centrodestra

Non si riesce a trovare un nome comune per il candidato sindaco della Capitale. E il centrodestra rischia di sbriciolarsi

Ma a Roma il gioco dei veti paralizza il centrodestra

Una lunga e imbarazzante telenovela, fatta di veti e controveti incrociati. Con un'unica vera vittima: la credibilità di un centrodestra che sul candidato sindaco di Roma sta davvero dando il peggio di sé. L'ultimo scivolone in ordine di tempo è quello di Giorgia Meloni che martedì ha pensato bene di buttare nella mischia Rita Dalla Chiesa. Un nome che suscita subito molte perplessità tra gli alleati, tutte confermate dalla lettura dei giornali di ieri. «», dice forse con troppo candore al Corriere della Sera. È chiaro, infatti, che quello della Dalla Chiesa non è proprio il miglior biglietto da visita per un candidato sindaco del centrodestra. Così, in tarda mattinata è già chiaro che la sua candidatura non è destinata a durare. Lo capisce anche la diretta interessata che con eleganza si chiama fuori: «Non voglio parlare di rifiuto, piuttosto mi sfilo. Ringrazio della proposta ma il mio mestiere è un altro». Il balletto del candidato sindaco di Roma, dunque, può ricominciare.

Torna sul tavolo l'ipotesi di Guido Bertolaso, nome graditissimo a Silvio Berlusconi. L'ex capo della Protezione civile, però, ha già detto no per ragioni familiari (la nipote non sta bene e vuole poterne seguire le cure a Londra). E pare difficile che possa tornare sulla sua decisione. Del resto, anche sul suo nome c'erano le forti perplessità di Matteo Salvini che spinge affinché il centrodestra converga su Alfio Marchini. I due in queste settimane hanno giocato di sponda. Cosa che non è andata assolutamente giù alla Meloni, visto che Fratelli d'Italia ha sempre detto che non avrebbe mai sostenuto l'imprenditore romano. Di qui la decisione di giocare l'improbabile carta della Dalla Chiesa, su cui ha sparato senza troppe esitazioni il leader della Lega. Prima dicendo a Berlusconi che non l'avrebbe mai sostenuta e poi facendo sapere che non sarebbe andato al vertice previsto a Palazzo Grazioli per fare il punto sulle candidature. Summit che viene sconvocato. A sera, dunque, il centrodestra a Roma è in frantumi, incartato su un gioco di veti da cui sarà difficile uscire senza le ossa rotte. Se l'ex premier resta alla finestra e spera in un nome che possa unire tutti, un pezzo importante di Forza Italia (da Maurizio Gasparri ad Antonio Tajani) vede di buon occhio la candidatura di Marchini, così come lo stesso Salvini che ieri, qualora non si trovasse la quadra, è arrivato a evocare le primarie. La Meloni, però, sul punto non è disposta a cedere e ha già fatto sapere che il suo partito è pronto a correre da solo e sostenere la candidatura di Fabio Rampelli. Considerando che anche Francesco Storace ha annunciato che si presenterà con una sua lista, il centrodestra a Roma rischia di sbriciolarsi.

Con ottime possibilità di non arrivare neanche al ballottaggio.

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