Cronache

La stazione spaziale in caduta. "Non mangiate i frammenti"

Impatto nei giorni di Pasqua. A rischio (improbabile) pure l'Italia. Le strane istruzioni per evitare il pericolo

La stazione spaziale in caduta. "Non mangiate i frammenti"

Si chiama Tiangong-1, ovvero «palazzo celeste». Ed è il modulo della stazione cinese che cadrà sulla Terra. Prendiamo per buono il periodo di Pasqua: un bel pranzo colomba e rottami. La zona dove precipiterà l'oggetto comprende una (buona) parte di Italia. In realtà, questo adorabile oggetto spaziale vagava già senza controllo. Il problema non si è materializzato ora, lo si sa da tempo. Dal 15 settembre 2016, quando la Cina aveva lanciato il secondo modulo della stazione spaziale e aveva dovuto ammettere che l'altro stava girovagando senza meta. L'Agenzia Spaziale Cinese aveva iniziato a parlare della deriva del primo modulo di questa stazione spaziale che, a quel tempo, era in orbita da 5 anni.

Come scriveva Patrizia Caraveo, dirigente di ricerca all'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) che lavora all'Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica di Milano, a gennaio, «tra i fatti di cronaca che dovremo aspettarci di dover commentare nel 2018 c'è il rientro (non controllato) della prima stazione spaziale cinese».

L'unica cosa che non si sapeva era la data dell'impatto con l'atmosfera. Caraveo diceva anche che sarebbe stato impossibile calcolare la data esatta del rientro e che in prossimità della fatidica data noi giornalisti avremmo iniziato a parlarne. Sì, è vero, noi giornalisti troviamo irresistibili queste storie pseudo-catastrofiche. Il rientro, come scrive il comunicato stampa della Protezione civile, doveva avvenire nell'Oceano Pacifico. Il comunicato spiega allarmato: «Gli eventuali frammenti della Tiangong-1 che resisteranno all'attrito con l'atmosfera cadranno nella zona all'interno della fascia -44° Sud e +44° Nord di latitudine. L'area è molto ampia e costituita in gran parte da oceani e deserti, ma il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia». Ma non tutti saranno in pericolo. Tremate, voi, dall'Emilia Romagna in giù: la zona interessata sarà quella centro meridionale. Al Nord tutto tranquillo, si mangerà la colomba.

La Protezione civile è molto scrupolosa: «I frammenti più piccoli non saranno visibili dalla terra prima dell'impatto. Quelli più grandi potranno contenere idrazina». Il consiglio è: «Non avvicinarsi a meno di 20 metri». E ovviamente dice anche di non provare a ingerirli, che non sono commestibili...

Comunque, due informazioni che potrebbero calmare gli animi sono queste: l'attrito rallenta gli oggetti e l'atmosfera li brucia. E quindi, tranquilli, saranno pochi i frammenti di lamiera che riusciranno a sopravvivere e ad arrivarci dritti in testa. Le probabilità di essere colpiti dai detriti spaziali sono molto basse. Ma la Protezione civile è in allarme: «la popolazione adotti responsabilmente comportamenti di autoprotezione». Bisogna stare «lontani da finestre e porte vetrate e dai piani alti». Tutti in cantina. Di solito, i rientri degli attrezzi spaziali dismessi avvengono in mezzo al nulla: un tuffo nell'Oceano Pacifico e fine della storia. Questa volta, con Tiangong-1, sarà diverso. Farlo rientrare sarà un bene: c'è troppa spazzatura nello spazio. L'Agenzia spaziale europea ha avviato una pianificazione a lungo termine per diminuire il numero dei detriti nello spazio: il progetto si chiama e-Deorbit e fa parte di un progetto più grande, Clean Space. Ma Tiangong-1, alla fine, non è l'unico oggetto a orbitare nello spazio senza dare notizie a Terra: c'è anche Envisat, che ha smesso di inviare comunicazioni nel 2012 ed è un satellite ambientale che dovrebbe tornarsene a casa. Il rientro del «palazzo celeste», che a gennaio aveva un'altezza orbitale di circa 270 km di quota, è senza controllo. Ma sappiamo già che sarà ultra monitorato dalla nostra Agenzia spaziale.

Certi che i pezzi bruciacchiati non ci faranno troppo male.

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