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Taglio ai vitalizi, rissa Pd-M5s ma la legge potrebbe non valere

La sforbiciata degli assegni agli ex onorevoli arriva in aula La norma è retroattiva e a rischio incostituzionalità

Taglio ai vitalizi, rissa Pd-M5s ma la legge potrebbe non valere

Vitalizi «normalizzati» e pensione calcolata con il sistema contributivo per tutti i parlamentari, anche per gli ex. Dopo il via libera (con riserva della Ragioneria) della commissione Bilancio di Montecitorio, la proposta di legge del deputato Pd Matteo Richetti arriva nell'aula della Camera. L'obiettivo è cambiare le regole dell'assegno previdenziale per deputati e senatori, uniformandole a quelle dei dipendenti pubblici. Politicamente, invece, si tratta di una sorta di disfida tra grillini e piddini per aggiudicarsi la primogenitura di una misura «anticasta» considerata come un utile strumento «acchiappaconsenso» in vista della campagna elettorale, tanto che nella tribuna di Montecitorio ad assistere al dibattito arriva anche Beppe Grillo.

La materia del contendere non è del tutto limpida. Non si parla, infatti, di abolizione dei vitalizi. Con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere del 2012, voluta dal centrodestra, l'assegno vitalizio di deputati e di senatori è già stato abolito ed è stato sostituito da un sistema di tipo previdenziale. Tuttavia i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 continuano a percepire gli assegni vitalizi pre-riforma e a coloro che hanno esercitato un mandato prima di tale data e sono stati rieletti viene applicato un sistema misto. Ai neo deputati invece spetta una pensione interamente calcolata con il sistema contributivo, che però ha regole differenti rispetto ai lavoratori normali.

La proposta di legge in discussione prevede un ricalcolo per gli ex parlamentari che attualmente beneficiano del vitalizio (sono circa 2600). La pdl interviene anche sui vitalizi dei consiglieri regionali e sul loro trattamento previdenziale.

Il problema è capire se la legge abbia qualche possibilità di passare il vaglio della Corte Costituzionale e se non rischi di aprire una falla che porti alla revisione delle pensioni retributive di tutti i cittadini. «Vale la pena, per un'operazione di palcoscenico, produrre questo precedente attraverso una legge?» chiede Renato Brunetta. Un dubbio rilanciato anche dal senatore Pd, Ugo Sposetti. «Si apre una voragine, un tunnel che porterà a ricalcolare la pensione a milioni di lavoratori: l'opinione pubblica dovrebbe capirlo e non godere per i tagli a questo o quel vecchio parlamentare».

Francesco Paolo Sisto di Forza Italia mette l'accento sia sul rischio-trascinamento, sia sull'ipocrisia di una legge-bandiera molto probabilmente destinata a finire sotto la scure della Consulta. «Tutti i parlamentari sanno che quella sui vitalizi è una legge incostituzionale eppure fanno finta di nulla. Il provvedimento specifico è solo un pretesto, ma c'è l'abitudine dolosa di scrivere leggi incostituzionali nella prospettiva che la Corte si assuma le sue responsabilità. Inoltre si stabilisce un precedente che potrebbe andare a penalizzare milioni di pensionati. Il tutto per cosa? Per la sceneggiata Pd-Grillo, per un palcoscenico per vedere chi è più populista?». Chi prova a rilanciare è, invece, Fratelli d'Italia che prova ad allargare il perimetro della riforma. «Abbiamo presentato un emendamento che va ad assoggettare i componenti della Corte Costituzionale, della Banca d'Italia e il Presidente della Repubblica alle nuove regole. Il nostro emendamento è stato reso inammissibile poiché lesivo della loro autonomia» attacca Walter Rizzetto.

«Come se chiedere l'equiparazione sia lesa maestà».

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