Cronaca locale

Quegli alloggi del Comune gestiti con la violenza da un clan egiziano

Ad imporsi con la violenza nel Caat di via Tineo, dove il Comune ospita centinaia di persone in emergenza abitativa, è una famiglia egiziana che da anni gestisce la sicurezza dello stabile tra minacce e aggressioni

Quegli alloggi del Comune gestiti con la violenza da un clan egiziano

Occhi bassi e bocche cucite. Così gli inquilini del Caat di via Vincenzo Tineo entrano ed escono dal cancello guardato a vista da un nordafricano. Siamo a Tor Tre Teste, in uno dei centri di assistenza alloggiativa temporanea di Roma Capitale.

Quello di via Tineo è uno dei quindici residence incastonati nella periferia romana che servono per dare una risposta all’emergenza abitativa che affligge la città e costano all'amministrazione capitolina oltre 24 milioni all'anno. È il costruttore Mauro Baldassari a metterlo in piedi nel 2008 per affittarlo a Roma Capitale, che gli corrisponde un canone annuo di locazione pari a 2,4 milioni di euro. A dettare legge in questo palazzo fatiscente però non è il Comune, ma un clan di egiziani che a suon di botte e minacce decide "chi vive e chi muore".

Fathy Torkey, il capo famiglia, secondo le fonti del Giornale.it sarebbe un ex dipendente della cooperativa la Cascina, la stessa salita all’onore delle cronache per essere finita nelle carte dell’inchiesta "Mondo di Mezzo". Sin dall’arrivo delle prime famiglie è lui che di fatto gestisce la sicurezza nel Caat. Ma andiamo con ordine. La gestione della manutenzione ordinaria e straordinaria, gli arredi, la pulizia, il portierato e la vigilanza, costavano al Comune di Roma 1 milione 167 mila euro l’anno. Di questi, sempre secondo le nostre fonti, la proprietà dello stabile ne avrebbe destinati almeno 260mila alla società che si occupa di garantire l'ordine, più ulteriori somme per i piccoli lavori di manutenzione.

Con lo scandalo di Mafia Capitale, la Cascina esce di scena. Gli subentra un’altra cooperativa, la Medihospes, che però rinuncia al settore della vigilanza. A gestirlo, manco a dirlo, arriva la Power Security Srl. I soci sono due: Shady Torkey, il figlio di Fathy, e Tetyana Glazkova, assegnataria, come lui, di un alloggio all’interno del Caat. Il contratto tra la San Vitaliano Srl, azienda legata al costruttore Baldassari, e la società di cui Torkey è socio viene firmato nel 2016. Da quel momento, fino a dicembre del 2019 la Power Security si occupa di controllare quello che avviene fuori e dentro il Caat con modalità poco ortodosse, come ci conferma chi negli anni è transitato per il residence.

Aggressioni, minacce, intimidazioni, sono i metodi con cui Torkey e i suoi figli si fanno rispettare, come testimoniano le denunce sporte negli anni. Ad assicurarsi che non voli una mosca all’interno del residence sono gli agenti della sicurezza. "Decine di stranieri irregolari stipati nei sotterranei del palazzo", ci racconta una fonte che ci ha chiesto di rimanere anonima. Dipendenti della società? Macché. Nel 2019 risulta che nella Power Security lavorino soltanto i soci, mentre nel 2018 l’azienda ha avuto cinque dipendenti per un solo trimestre. Nella migliore delle ipotesi si tratta di carenza d’organico, e di una conseguente violazione della normativa sul lavoro visto che i turni da coprire sono di 24 ore. Nella peggiore, il personale non è regolarmente inquadrato.

Eppure né il Comune, né il costruttore si accorgono delle irregolarità. E la Power Security continua a fatturare oltre 200mila euro l’anno. Tutti soldi pubblici. Nel giugno del 2019 però arriva la goccia che fa traboccare il vaso. Mohammed, uno dei figli di Torkey, massacra di botte la sua ex convivente, assegnataria di un alloggio nel Caat con la complicità della security, che non muove un dito per difendere la donna. Non solo, per salvare la pelle la ragazza chiede aiuto a quattro vigili urbani di passaggio. Il risultato è che l’uomo, che attualmente si trova in carcere, assale anche loro, mandandoli a finire al pronto soccorso.

Informato dei fatti, il Dipartimento delle Politiche Abitative si sarebbe mosso facendo sapere alla San Vitaliano che l’azienda di Shady Torkey non era più "gradita" all’amministrazione. Inizia la ricerca di una nuova società e a dicembre la scelta finisce sulla G7 International. Ma i Torkey non la prendono bene. E così quando i rappresentanti della ditta incaricata arrivano sul posto per un sopralluogo vengono minacciati dai membri della famiglia.

Secondo le testimonianze acquisite dal Giornale.it Fathy si sarebbe presentato sul posto a bordo di una Mercedes, e assieme ai figli Shady e Gehad, avrebbe comunicato ai rappresentanti della G7, accompagnati dai carabinieri, che non ci sarebbe stato nessun cambio di gestione. "Neanche l’intervento telefonico del costruttore è servito a dissuaderlo", ci racconta chi ha assistito alla scena, mentre la situazione si fa via via più tesa fino ad arrivare alle urla e alla "minaccia di far intervenire i nomadi del vicino campo rom per far scappare gli uomini della nuova società nel giro di 24 ore".

Fatto sta che qualche settimana dopo la San Vitaliano rescinde il contratto con G7 International e affida la sicurezza dello stabile alla Falcon Srl, società che si costituisce, guarda caso, appena qualche giorno prima. Cosa avrà spinto la proprietà a fidarsi di un'azienda neocostituita e senza alcun tipo di esperienza sul campo? Siamo andati di persona al Caat di via Tineo per chiedere all’amministratore, Daniele De Lorenzo, come ha fatto a convincere i suoi clienti. Anche lui è assegnatario di un alloggio nel residence, ma quando arriviamo davanti al Caat gli agenti della sicurezza che presidiano il cancello con il cartellino “security”, tutti nordafricani, non sanno dirci né per chi lavorano, né se hanno un regolare contratto.

A comandarli a bacchetta, a sorpresa, è proprio Shady Torkey, che interviene chiedendoci di abbassare la telecamera. È proprio lui che gli addetti alla sicurezza ci indicano quando chiediamo di parlare con un responsabile. Non solo. Nessuno di loro sa chi sia De Lorenzo. E dopo aver insistito per parlare con l'amministratore della società, i vigilantes fanno un paio di telefonate e indovinate chi si presenta al posto di De Lorenzo? Un altro dei figli di Torkey. Arriva a bordo di una Mercedes e non vuole rivelarci il suo nome di battesimo, ma dice di occuparsi della manutenzione degli appartamenti.

Insomma, qui non sembra essere cambiato nulla. È chiaro che famiglia di origine egiziana che doveva essere allontanata di fatto, gestisce ancora il Caat. E all’interno regna la paura. Gli inquilini filano dritto ed evitano le nostre domande. Soltanto una signora si volta per incrociare il nostro sguardo, incuriosita dalla nostra presenta. "Non posso rispondere, altrimenti mi cacciano via", si limita a dire prima di imboccare a testa bassa il vialetto che porta all’entrata sotto gli occhi delle sentinelle.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In merito all’articolo “Quegli alloggi del Comune gestiti con la violenza da un clan egiziano”, scritto da Alessandra Benignetti e pubblicato su Giornale.it in data 13 marzo 2020, l’amministrazione de La Cascina desidera precisare quei passaggi che ledono il nome dell’azienda al fine di promuovere un’informazione corretta, trasparente e precisa.

La Cascina nega con fermezza il legame citato con la figura di Fathy Torkey, mettendo in risalto il fatto che non sia mai stato un dipendente del Gruppo.In riferimento ai fatti di Mafia Capitale, la dirigenza ricorda come nel procedimento l’azienda non abbia subito alcuna contestazione penale da parte dell’autorità giudiziaria. Al termine del periodo di amministrazione giudiziaria il Consiglio di Amministrazione è stato reinsediato nel pieno dei suoi componenti.

Inoltre, alla conclusione del periodo di verifica da parte degli amministratori giudiziari, è stata apprezzata la qualificata professionalità e disponibilità delle figure apicali delle società e cosi, il 26/07/2016, il Tribunale di Roma ha revocato la misura dell’amministrazione giudiziaria, restituendo le società ai soci e, come detto, reintegrando i preesistenti Consigli di Amministrazione. Pertanto il Gruppo La Cascina è una realtà d’impresa libera da ogni controllo statale e che opera liberamente nel mercato.

LA CASCINA SOC.

COOP. P,A,

Commenti