Cultura e Spettacoli

Quando Eliot fece un "giro" al Nord

Nel 1911 il poeta annotò i suoi giudizi artistici sulle città venete e lombarde

Quando Eliot fece un "giro" al Nord

Verona, anfiteatro: «È di un certo interesse, ma conservato meglio di quanto abbia diritto a essere una cosa di quell'epoca». Vicenza, Teatro Olimpico: «Opera eccellente. Scena di scarso interesse». Piazza San Marco a Venezia: «Non è così attraente come Piazza Erbe a Verona. È grande e maestosa (suppongo), ma ha un aspetto stranamente pragmatico, commerciale». Padova, cappella dell'Arena (o degli Scrovegni): «La prima e ultima impresa di Giotto è sgradevole (...). Gli affreschi in breve non decorano, vogliono essere analizzati. Giotto è un grande narratore, anzi, un grande drammaturgo».

Estate 1911. Thomas S. Eliot, ventitreenne, studente alla Sorbona, decide di «scendere» in Italia per un viaggio di un paio di settimane nelle città del Nord-Est, nel segno dell'arte. Il piccolo tour gli lasciò grandi impressioni. Lui a noi un taccuino di appunti (note, giudizi, didascalie a margine di monumenti e opere d'arte: Notes on Italy il titolo originale), mai pubblicato fino a oggi e per la prima volta trascritto e tradotto da Nadia Ramera (Thomas S. Eliot, Viaggio in Italia, Morcelliana, pagg. 136, euro 16; introduzione di Marco Roncalli). Si parte da Verona (dove Eliot era arrivato in treno, da Monaco di Baviera), si passa da Vicenza, Venezia, Murano, Padova, Ferrara, Bologna, Modena, Parma, Milano, Certosa di Pavia e si arriva a Bergamo («La Città Alta è davvero straordinaria, da lontano, mentre si sale e quando vi si è»). In mezzo: brevi osservazioni sulle città, descrizioni di chiese, palazzi, quadri, sculture, a volte più vicino al luogo comune, altre a originali opinioni di getto. Esempio, la Biblioteca Vecchia a Venezia (la Marciana): «Un edificio impressionante che non mi impressiona. Maestoso e concreto; il genere di cosa che gli architetti sono inclini ad ammirare».

Non male.

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