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Capolavoro Ciccone. Dipinge di giallo il "muro" tricolore

A la Planche des Belles Filles, dove vinsero Nibali e Aru, Giulio è 2° e indossa la maglia di leader

Capolavoro Ciccone. Dipinge di giallo  il "muro" tricolore

La Plance des Belles Filles Generalmente è lui a fare gli scherzi agli altri e a buttare tutto in burla, ma questa volta è Giulio Ciccone che ci casca. In verità, subito dopo il traguardo, sfinito e finito, l'abruzzese vorrebbe davvero gettarsi giù dalla Plance per aver perso la tappa, ma non sa assolutamente che alla fine gli arriverà un premio di consolazione che vale molto di più.

La Plance, per una ragione o per l'altra, è davvero il balcone degli italiani. Dopo i successi di Nibali e Aru, sfiora la vittoria anche Ciccone, che però si consola con un'altra impresa: a 24 anni veste la sua prima maglia gialla. L'abruzzese è uno scalatore puro e davanti a se ha ancora tante salite, ma è bene non farsi illusioni, per mille e più ragioni. Intanto è un debuttante e poi ha nelle gambe anche le tre settimane di Giro d'Italia chiuso con la vittoria nella tappa del Mortirolo e la maglia azzurra di miglior scalatore della corsa rosa. Poi Luca Guercilena, il team-manager italiano dell'americana Trek Segafredo, qui in Francia l'ha portato per studiare e fare esperienza. Per la serie: diamo tempo al tempo.

Giulio però è uno che il tempo lo brucia, un po' come le tappe. Ieri scalpitava, come al suo solito. «È il suo vero limite ci spiega Luca Guercilena -: è un ragazzo molto generoso e impulsivo. È un combattente nato, che deve imparare a gestirsi e a non sprecare energie fisiche e nervose inutilmente. Dovremo insegnargli a gestire la corsa e l'energia: per il resto ha già tutto».

All'appuntamento con la storia ci arrivano in due: lui e Dylan Teuns, belga della scuderia Nibali, uomo da classiche. Il fiammingo, alla fine, è più brillante di lui e lo supera proprio negli ultimi metri. Sfuma l'occasione della tappa, ma per Ciccone se ne presenta un'altra: quella della maglia gialla. Fra distacco e abbuoni raccolti, sfila il primato per appena sei secondi ad transalpino Julian Alaphilippe.

Degli uomini di classifica, un bel numero finisce per andare a sbattere contro il muro della Planche. L'ultimo chilometro sterrato risulta indigesto a molti.

Tra coloro i quali ne escono bene c'è il transalpino Thabaut Pinot e soprattutto il gallese Geraint Thomas, l'ultimo trionfatore a Parigi, che sistema alcune faccende interne (leggi Egan Bernal, non bene) ed esterne, aumentando così le sue quotazioni all'interno della sua squadra (Ineos). Soffre Vincenzo Nibali (lascia a Thomas 51), a cui si spegne la luce proprio all'ultimo chilometro. «Sapevamo che Vincenzo avrebbe pagato qualcosa in un finale così esplosivo, poco adatto a passisti scalatori come lui ci spiega Paolo Slongo, tecnico e allenatore del siciliano -. Ora dovremo fare il punto della situazione, ma questo è un Tour ancora molto lungo e vedremo di ripensarlo nel migliore dei modi».

Non bene anche il beniamino di Francia Romain Bardet, che è da inizio Tour che è sempre in rincorsa, nonostante quest'anno abbia solo preparato la Grande Boucle. Soffre anche Fabio Aru, che è qui dopo essere stato operato ad aprile all'arteria iliaca femorale, e per rimanere in ambito ospedaliero, medica più che bene il distacco con un finale di grande temperamento e sostanza.

Può solo migliorare.

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