La Cassazione salva Tanzi: «Niente carcere»

Si dice che Calisto Tanzi si fosse quasi rassegnato. Aveva atteso la decisione nella sua villa vicino Collecchio, insieme alla moglie, con la valigia pronta per il trasloco in carcere. E invece no: dopo una lunga camera di consiglio, i giudici della Cassazione risparmiano al protagonista del disastro Parmalat il ritorno in cella. A più di sette anni dal peggior crac della storia economica italiana, l’imputato numero uno è ancora a piede libero.
Il giudizio della Cassazione era per Tanzi l’ultima speranza. A chiedere di riportarlo in carcere era stata la Procura generale di Milano, dopo la sentenza d’appello che lo aveva condannato a dieci anni di carcere per il reato di aggiotaggio: una misura necessaria, secondo la Procura, per impedire che Tanzi si desse alla fuga. Elementi concreti per temere la sparizione dell’ex Cavaliere del lavoro ce n’erano diversi: la disponibilità di relazioni e di fondi all’estero, dimostrata dalla misteriosa fuga a Quito nel dicembre 2003; la pesantezza della condanna da scontare; la ostinazione di Tanzi nello smentire l’esistenza di un tesoro nascosto, clamorosamente confermata dalla scoperta di un piccolo museo a base di Van Gogh, Picasso e Cezanne nella cantina del genero. A irrobustire il pericolo, era arrivata nel frattempo la seconda condanna di Tanzi, i diciott’anni per bancarotta fraudolenta inflitti dal tribunale di Parma.
La prospettiva che Tanzi, nonostante i 72 anni compiuti a novembre, finisse finalmente in cella era stata accolta con aperta soddisfazione dalle migliaia di risparmiatori rimasti impigliati nei bond di Collecchio, una voragine che inghiottì la pazzesca cifra di 14 miliardi di euro. Anche ieri mattina, il procuratore generale Vito Minetti aveva chiesto alla Cassazione di spedire Tanzi in prigione. E invece no: nessun pericolo di fuga, dice l’ordinanza. Tanzi può aspettare a piede libero le sentenze definitive: e anche a quel punto, è probabile che i suoi capelli bianchi gli consentiranno di restare tranquillo in villa. Il suo difensore, Gian Piero Biancolella, non nasconde la soddisfazione: «Tanzi non aveva nessuna intenzione di fuggire.

La decisione della Cassazione costituisce un grande sollievo non solo per lui ma soprattutto per la sua famiglia, che vedeva con apprensione la richiesta di chiudere in carcere un uomo ormai non più giovane e in condizioni di salute sempre più precarie, come si è visto recentemente nel corso delle udienze davanti al tribunale di Parma».

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