Zagrebelsky chi? L'Italietta dei club dei tromboni

Cramer e Zurlo a pagina 9

L'Italia salottiera e intellettuale, a differenza di quella reale che ha ben altri problemi, si sta appassionando e avvitando attorno alla presunta trattativa tra Stato e mafia che sarebbe avvenuta agli inizi degli anni Novanta, quando Cosa nostra compiva stragi praticamente a giorni alterni. Delle indagini su questo presunto misfatto si sarebbe occupato anche il presidente Napolitano, che ignaro di essere intercettato, pare abbia rassicurato l'ex ministro Mancino, uno dei tanti coinvolti, e indagati, nella vicenda. Apriti cielo. A differenza di quanto accadde sulle intercettazioni illegali di Berlusconi, mezza sinistra si è schierata a difesa del diritto di Napolitano a non essere spiato, mentre il solito clubbino di forcaioli (Di Pietro, Procure varie, Travaglio e altri) non vede l'ora di mettere Napolitano alla gogna. Sulla vicenda stanno litigando anche dentro il quotidiano La Repubblica: da una parte il fondatore Scalfari, che difende il Colle sperando di avere in cambio il seggio di senatore a vita ancora vacante, dall'altra tale Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale, noto più per le sue comparsate tv da Gad Lerner che per altro.
Ieri, su questa fondamentale questione, è intervenuto anche il direttore di La Repubblica, Ezio Mauro, con un articolo di una pagina intera, manco fosse la ricetta risolutiva della crisi economica. Verrebbe da dire chi se ne frega di quello che pensano questi tre vecchi arnesi che si sentono gli dei del Paese quando sono invece retorici tromboni autoreferenziali. È che tra le righe della lenzuolata di Mauro emerge finalmente la verità: dietro questa ridicola sceneggiata non c'è la voglia di capire cosa successe. Anche perché la faccenda è indicibile ma chiara: lo Stato giustamente trattò con la mafia - come si fa abitualmente con i rapinatori barricati in banca o in caso di sequestri di persona - per bloccare le stragi e chi lo fece meriterebbe un encomio (in breve tempo tutti i boss, a partire da Riina, vennero arrestati, la violenza finì e il carcere duro venne addirittura potenziato). No, a Mauro interessa tirare dentro nella questione Berlusconi, nonostante quattro sentenze abbiano sancito che con la mafia l'ex premier non ha mai avuto a che fare. Hanno paura che ancora una volta il loro disegno di portare la sinistra al governo si inceppi sul ritorno in campo di Berlusconi o sulla testardaggine di Napolitano a insistere coi tecnici.


Per questo, e non per sete di verità, il capo dello Stato è finito sotto schiaffo. Ha intralciato i sogni della banda Zagrebelsky & C. Altro che mafia, mafiosi sono i salotti e i giornali che stanno tritando lui oltre che Berlusconi.

di Alessandro Sallusti

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