Che cos'è la fede? Un'etichetta che qualcuno ti appende da qualche parte quando nasci e che ti porti appresso per tutta la vita, un reddito di cittadinanza religiosa oppure un percorso che richiede un consenso informato e il diritto di recesso, come un paio di scarpe acquistate su Zalando? Non possiamo certo rispondere noi con questa notarella scritta con i tempi frettolosi di un quotidiano. Nel dubbio, però, non è sciocco immaginare di amministrare la Cresima, il sacramento che controfirma e blinda battesimo e eucaristia, a un'età quasi adulta. A sedici anni lo studio ti ha (o dovrebbe averti) già addestrato all'analisi oltre ogni nozionismo, alla riflessione fuori dalle convenzioni. Puoi guidare un ciclomotore, puoi finire in galera, puoi avere una pagina youtube con milioni di follower, in alcuni Paesi del mondo i tuoi coetanei votano addirittura. Insomma, sei quasi adulto. È il momento giusto per scegliere di prendere un'altra patente: quella di cristiano.
Il modo in cui i genitori impostano la vita religiosa del proprio pargoletto è sempre stato uno: siamo cattolici, nostro figlio è cattolico per destino e tradizione, quindi lo battezziamo, lo comunichiamo, lo cresimiamo. Poi, terminata l'età dell'innocenza, sarà lui eventualmente a staccarsi dalla fede, a cambiarla, a sbianchettarla, a viverla con più o meno fervore. Un cattolicesimo «fino a prova contraria», una sorta di polizza contro i capricci di un dio di cui è meglio prendere la tessera il prima possibile, ché non si sa mai. I bambini vivono questa trafila tra inconsapevolezza (battesimo), piacere per la festa e i regali (comunione), noia (cresima). Qualcuno certamente nel catechismo trova motivi di riflessione ed entusiasmo, ma molti sbadigliano e si adeguano a un costume consolidato. Nascono così schiere di cattolici «statistici», che ingrossano le truppe dei fedeli solo anagraficamente, ma nella pratica sono atei, agnostici, apolidi, accidiosi, acrimoniosi, apatici.
Forse sarebbe ora di invertire l'onere della prova.
Fare della fede non un timbro ma qualcosa che i ragazzi possano scegliere da soli, quando vorranno. Per battezzarsi c'è sempre tempo, anche per la comunione e per la cresima. La vita dei ragazzi è un foglio bianco, perché scarabocchiarlo?
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