Hanno cantato e ballato gridando «Italia, Italia», mentre guardavano incuriositi folla di giornalisti accorsi a Trapani: perché intanto i 67 migranti soccorsi tra domenica e lunedì al largo della Libia dal rimorchiatore Vos Thalassa e poi trasbordati sulla nave della Guardia costiera in Italia ci sono arrivati, anche se fino a tarda ora hanno potuto guardarla solo dal ponte. E se alla fine hanno toccato terra devono ringraziare il presidente della Repubblica Mattarella che in serata ha preso in mano la situazione facendo pressione sul premier Conte che a sua volta ha dettato la linea a Salvini e Toninelli. Per la maggior parte di loro il peggio è finito ieri. Non per il ghanese Hamid Ibrahim e il sudanese Ibrahim Bushara: accusati di ribellione nei confronti del comandante della Vos Thalassa per timore che invertisse la rotta per riportarli in Libia. Saranno denunciati a piede libero per concorso in violenza privata.
Questo dovranno accertarlo i magistrati trapanesi sulla base del rapporto di Sco e Squadra mobile, che erano saliti a bordo per indagare nella notte di mercoledì, e dopo aver interrogato tutte le persone presenti a bordo. Perché quello che è accaduto sul rimorchiatore d'altura non è ancora chiaro: c'è stata davvero un'insurrezione contro il comandante nel timore che invertisse la rotta per riportarli in Libia o si è trattato di un espediente per liberarsi in fretta dei migranti e non essere intrappolati in un nuovo caso politico come quelli di Aquarius e Lifeline?
L'unica cosa certa è che l'sos della Vos Thalassa alla sala operativa di Roma è effettivamente partito, dopodiché le parole del portavoce della società olandese proprietaria della nave hanno rimescolato le carte: «La situazione è stata ingigantita dai giornali - ha detto di Cristiano Vattuone a La Verità -, non c'è stato nessun ammutinamento e nessuno è stato pestato».
Comunque sia andata, Matteo Salvini pretende che qualcuno paghi. La giornata di ieri, a dir poco convulsa, era iniziata proprio col ministro dell'Interno che negava l'attracco: «Non autorizzo nessuno a scendere dalla Diciotti - aveva detto - e se qualcuno lo fa al posto mio se ne assume la responsabilità. Se la colpa è dei migranti devono sbarcare in manette, se invece l'aggressione non c'è stata saranno gli armatori della Vos Thalassa a risponderne civilmente e penalmente». Quindi l'arrivo a Trapani, inizialmente previsto per le 8 di mattina, è più volte slittato anche per consentire un supplemento d'indagine: in attesa del via libera la nave ha trascorso la mattinata nel tratto di mare tra Birgi e Favignana e a un certo punto è anche tornata al largo, di fronte alle isole Egadi. Poi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha rotto gli indugi autorizzando l'ingresso in porto e poco prima delle 15 la Diciotti ha attraccato al molo Ronciglio.
Nel frattempo, a terra, si giocavano tante partite diverse. In procura si è tenuto un vertice che ha ridimensionato le accuse a carico dei due presunti facinorosi, per i quali non sarà disposta nessuna misura cautelare. In prefettura è stato aperto un tavolo permanente per decidere sulla destinazione dei profughi, col sindaco Tranchida che ha messo a disposizione alcune strutture cittadine. E mentre Toninelli passava di nuovo la palla a Salvini («Ora l'ordine pubblico è di sua competenza») e mentre quest'ultimo prendeva tempo («Sto aspettando di sapere se sulla nave ci sono delinquenti, prima di far sbarcare qualcuno vorrei sapere di chi si tratta») le organizzazioni umanitarie premevano per accelerare lo sbarco dei profughi tra i quali vi sono anche sei bambini e tre donne.
La situazione si è sbloccata in seconda serata sull'asse
Quirinale-Palazzo Chigi, che hanno fatto pressioni sul Viminale (che ha fatto sapere di non gradire) accelerando le operazioni. Adesso, però, il procuratore Alfredo Morvillo e i suoi colleghi dovranno dire chi ha sbagliato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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