di Piero OstellinoCiò che rende inconciliabile l'idea del mondo in cui vivere dell'integralismo islamico e la nostra, cristiana, è il rapporto con la modernità. Il cristianesimo, nel mondo del Settecento, con l'illuminismo, ha accolto, e si è integrato, in un'idea della vita che distingue nettamente il peccato dal reato, o comunque ciò che è moralmente accettabile da ciò che non lo è, il Male, che aveva dominato l'umanità durante il medioevo. Che piaccia o no, l'integralismo islamico è rimasto medievale, nel senso che condanna tutto ciò che ha comportato quel passaggio. Mentre il mondo in cui viviamo ha accettato da tempo gli effetti della modernità sui costumi i terroristi che hanno ucciso i giovani che al Bataclan di Parigi ascoltavano il concerto di un complesso americano l'hanno fatto nel nome del rifiuto di quella accettazione; la musica moderna, per loro, è una manifestazione degenerativa della modernità; è il Male. Nel medioevo, la vita delle persone era strettamente vincolata dal rifiuto della modernità e di tutto ciò che essa avrebbe comportato. Il nostro(...)(...) mondo, con l'illuminismo, ha secolarizzato la religione, adattandola al mutamento sociale, separando e distinguendo ciò che attiene alla vita laicamente intesa da ciò che attiene a quella confessionalmente condizionata dalla religione e dall'idea di peccato o di Male morale. L'islamismo che, alla propria nascita, era aperto al cambiamento e alla tolleranza nei confronti delle altre concezioni religiose del mondo, si è trasformato, nel corso dei secoli, in una teocrazia che assimila l'idea di peccato, o comunque di Male morale, a quella di reato. È in nome di tale assimilazione che i terroristi islamici, a Parigi, hanno ucciso i partecipanti al concerto del Bataclan. Questa è la sostanziale diversità fra integralismo islamico e cristianesimo che rende inconciliabili le concezioni del mondo di entrambi. Non è una guerra di religione - come si tende a pensare - bensì fra due modi di concepire la vita. Aveva, dunque, ragione Papa Ratzinger a negare si trattasse di una guerra di religioni e a denunciarne piuttosto gli effetti sociali sui modi di vivere, sostenendo l'esigenza di superarli. La diversità fra i due modi di concepire la modernità e i suoi effetti sociali non segna una superiorità storica e, tanto meno, morale dell'una, quella cristiana, sull'altra, quella islamica, ma unicamente la laica distinzione fra peccato, o comunque tutto ciò che attiene confessionalmente alla modernità, da ciò che è rimasto vincolato a un'idea del mondo nella quale religione e politica sono in conflitto e i valori della religione pretendono di imporsi su quelli della politica e di dettare i modi di vita.
Non si tratta di condannare quelli islamici, in nome di una (supposta) superiorità di quelli politici, ma di prendere atto dell'inconciliabilità degli uni con quelli degli altri, ciascuno nel proprio ambito, in nome di un certo relativismo che è, di fatto, accettazione della tolleranza e di rifiuto del confessionalismo.Piero Ostellino- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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