Cronache

Il Belinografo? L’antenato del fax

Antonio Bovetti

Il Belinografo, non deriva da una parola un po' colorita del dialetto genovese che potrebbe suscitare qualche ilarità, o ancor peggio, offendere qualche lettore un po' perbenista, ma è un antenato dell'attuale fax e prende il nome dal suo inventore, Edouard Belin, ingegnere francese che lo ha ideato nel 1908 e lo ha perfezionato negli anni a seguire.
Un esemplare si trova nel Museo marinaro Tommasino-Andreatta presso gli uffici della Promoprovincia, a Calvari, in Fontanabuona, a pochi chilometri da Chiavari.
«Questo singolare belinografo è stato ritrovato tra i cimeli di un ufficiale del Regio esercito che ha partecipato alla guerra di Libia del 1911/12 - racconta il comandante Ernani Andreatta, direttore del museo -. Il belinografo è stato usato anche dalla polizia francese per trasmettere via cavo le impronte digitali dei pregiudicati da una postazione all'altra, lungo il territorio francese, agevolando così le indagini».
Curioso anche il sistema di trasmissione dati.
«L'apparecchiatura era composta da due parti, la parte elettrica che riceveva e trasmetteva segnali elettrici, e una seconda parte meccanica che scriveva su carta i messaggi ricevuti sfruttando il principio della vite senza fine. L'ingegner Belin ha inventato un dispositivo elettromeccanico che analizzava la fotografia in ogni suo particolare, sia nella tonalità dei colori sia nelle dimensioni e poi trasformava in impulsi elettrici la foto; in questo modo si poteva inviare attraverso un trasmettitore elettronico questa sequenza di impulsi, a centinaia di chilometri di distanza, per mezzo delle reti telefoniche».
Prosegue il comandante. «Il belinografo elaborava i segnali elettrici ricevuti e li riconvertiva in movimenti meccanici che, asserviti ad una stampante, riproduceva su carta l'immagine ricevuta in ogni suo particolare. Ovviamente il sistema elettromeccanico era uguale sia per il trasmettitore che per il ricevitore.


«Questo meccanismo era molto delicato nella sincronizzazione tra ricevitore e trasmettitore - ma conclude il comandante Ernani Andreatta - ha funzionato per quasi cinquant'anni».

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