Cronache

Afghanistan, rabbia dopo super bomba. "Eliminati 36 jihadisti"

Primo rapporto: morti tra le fila dell'Isis. Karzai: "Testano le armi su di noi"

Afghanistan, rabbia dopo super bomba. "Eliminati 36 jihadisti"

La Moab o la "madre di tutte le bombe”, sganciata dagli Stati Uniti sulle postazioni dell'Isis in Afghanistan, è andata a segno. Secondo il primo bilancio del ministero della Difesa di Kabul ha ucciso "almeno 36 jihadisti".

Le indici tonnellate di tritolo che compongono la più potente bomba convenzionale (non nucleare) mai usata nella storia, ha colpito e distrutto un complesso sistema di tunnel e bunker nella provincia di Nangahar, al confine con il Pakistan, secondo quando dichiarato dal portavoce del Ministero. La Moab, come riporta La Stampa, ha la potenza di distruggere qualsiasi cosa incontri nel raggio di un chilometro dall'epicentro. Le testimonianze di abitanti di villagi lontanti 2 chilometri dal luogo dell'impatto, secondo quando riportato da fonti di notizie locali, parlano di un'onda d'urto che "ha mandato in frantumi i vetri delle nostre case, ci siamo spaventati, i bambini si sono messi a piangere".

Tra le vittime ci sarebbe anche un comandante locale dei combattenti fedeli all'Is tra le persone uccise nell'operazione Usa nel distretto di Achin, in Afghanistan, dove è stata sganciata la "madre di tutte le bombe". In dichiarazioni alla Bbc, il portavoce della presidenza afghana, Shah Hussain Murtazawi, ha sostenuto che tra i combattenti uccisi c'è "il comandante dell'Is Siddiq Yar". I combattenti dell'Is che usano i tunnel colpiti nell'operazione "sono arrivati dal Pakistan e perseguitavano la popolazione della zona", ha detto Murtazawi. Secondo il ministero della Difesa di Kabul, la "madre di tutte le bombe" ha ucciso 36 combattenti dell'Is e non risultano al momento vittime civili.

L'attacco è stato necessario per colpire le fortificazione dell'Isis nella provincia di Nangahar. Prima d'ora era stato impossibile stanare i tagliagole dai sistemi di tunnel costruiti in quel territorio, uno dei più impervi dell’Afghanistan. La decisione degli Stati Uniti è chiara e si rispecchia nella parole del comandante delle forze Usa in Afghanistan, generale John Nicholson: "È la nostra determinazione di sconfiggere questo gruppo nel 2017". E aggiunge: "Dal punto di vista tattico era il momento giusto per lanciare la bomba".

Dura però è la reazione dell'ex presidente afghano Hamid Karzai: "Questa non è guerra al terrorismo, ma uso, disumano e brutale, del nostro Paese per testare armi nuove - ha scritto Karzai su Twitter - Sta a noi, a noi afghani, fermare gli Usa". Karzai ha quindi "condannato con forza, nei termini più forti" l'operazione Usa.

Nel pomeriggio anche una dichiarazione da parte dei talebani, riportata dai siti che monitorano i gruppi estremisti online, "Atti del genere infiammano lo spirito di vendetta", condanna il portavoce del gruppo afgano.

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