Referendum indipendenza in Catalogna

Barcellona adios

La Catalogna dichiara l'indipendenza. Madrid pronta al pugno duro

Barcellona adios

La Catalogna ha proclamato l'indipendenza, se finirà in farsa o in tragedia lo vedremo nei prossimi giorni. Certo è che quella di ieri è una data da segnare sul calendario della storia europea, non solo spagnola. Dall'ultima volta che un pezzetto di Europa si proclamò repubblica indipendente sono passati venticinque anni, quando nacque lo Stato della Bosnia Erzegovina. Era il 1992 ma parliamo di una vicenda completamente diversa, quella drammatica e sanguinosa che segnò il dissolversi della Jugoslavia e più in generale del blocco comunista dell'Est.

Barcellona fuori dalla Spagna e dall'Europa sembra una barzelletta, e fino a pochi anni fa lo era davvero, ma oggi la grande, straordinaria Barcellona è sullo stesso piano di Tiraspol, capitale della Trasnistria, uno dei sei autoproclamati micro Stati euroasiatici non riconosciuti dall'Onu o da altri Paesi.

C'è sempre qualche cosa di romantico ed eroico nella rivolta di un popolo contro il tiranno e la solennità, la retorica e l'enfasi con cui ieri il Parlamento catalano ha consumato lo strappo non fanno eccezione. Ma qui c'è soltanto un pezzettino di popolo e soprattutto manca il tiranno, almeno nel senso estremo che potrebbe giustificare una rivolta di queste proporzioni. Ma la domanda è: e adesso, cari amici catalani, che fate? Moneta, trasporti, banche, import-export, frontiere e dogane, scuole, difesa: otto milioni di persone (meno dei lombardi), possono vivere e crescere nel 2017 in regime di autarchia mantenendo gli standard economici e sociali della globalizzazione e avendo per di più contro tutto il mondo?

La risposta mi sembra ovvia e varrebbe anche per Milano e la Lombardia o Venezia e il Veneto. No, e non è questione se è giusto o sbagliato, è impossibile. Eppure è successo, siamo di fronte a un gioco finito male, a un bambino diventato mostro, a uno scherzo sfuggito di mano, a un sogno che si è trasformato in un incubo. E la cosa paradossale è che non si vede la via d'uscita. Arresti di massa, carri armati in centro a presidiare istituzioni e tv, coprifuoco nell'era di Internet? Ridicolo, e comunque Madrid non se lo può permettere, non è più tempo per fortuna di guerre civili.

Resta solo lo stupore e verrebbe da dire: ok, Barcellona adiós, o forse (e spero) a presto.

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