Cronache

Caro Saviano, guarda quanti "Fate presto"

Da Mozart a Andy Warhol passando per le filastrocche per bambini e romanzi fino a Mattarella: tutti profanatori di frasi sacre?

Caro Saviano, guarda quanti "Fate presto"

Che male ha fatto Alessandro Sallusti nell'usare la frase fate presto a favore di Silvio Berlusconi, per sollecitare una sentenza dal tribunale dei diritti umani di Strasburgo che detiene i faldoni della causa da sei anni? Secondo Roberto Saviano il direttore del Giornale ha profanato il titolo del Mattino che chiedeva urgente aiuto e soccorsi per le vittime del terremoto dell'Irpinia del novembre 1980. Con deferenza per Saviano la cui auctoritas letteraria va rispettata (anche perché il suo cognome evoca il «saggio»), dissento e cito come testimonial Mozart, che ha il copyright storico della frase col finale di Così fan tutte in cui Despina canta «Fate presto, o cari amici, /Alle faci il fuoco date/E la mensa preparate/Con ricchezza e nobiltà». A Milano le strofe delle opere celebri fanno parte del linguaggio quotidiano. Certo, si potrebbe rispondere, Mozart è Mozart, ma visse molto prima del terremoto irpino.

Il Fate presto del Mattino venne consacrato culturalmente dal dipinto con questo titolo di Andy Warhol esposto a Napoli. Ma Warhol ha anche dipinto una scatola di zuppa di pomodoro della ditta Campell e non è vietato usare la frase «zuppa di pomodoro» per comprare una scatola di un'altra ditta. Le mamme di adesso cantano ai bambini la filastrocca L'orologio del mattino che ha come ritornello «fate presto». In una versione l'orologio dice ai bimbi: «Ci mettiamo il cappottino/ che è già ora di partir/ tic e tic, e tic e tac...». I fautori della tesi di Saviano potrebbero replicare che l'orologio di Strasburgo non è quello d'una scuola infantile e le canzoncine per bambini non fanno linguaggio corrente.

Ma ecco allora il primo capitolo del romanzo L'Estate fredda di Gian Enrico Carofiglio, ex magistrato già parlamentare Pd e scrittore di meritato successo, in cui il maresciallo Fenoglio entra in azione e cattura il rapinatore: «Lei si mosse lentamente, con gli occhi sbarrati dal terrore. Aprì il cassetto, cominciò a prendere i soldi mentre l'altro continuava a ripeterle fate presto. La mano di Fenoglio si chiuse sul polso del rapinatore proprio nel momento in cui la donna stava consegnando il denaro». È un romanzo giallo, diranno i savianei.

Ma non lo è la frase «fate presto» attribuita al presidente della Repubblica Mattarella proprio nei giorni scorsi, con cui ha sollecitato i gruppi parlamentari a discutere la nuova legge elettorale. È anche lui un profanatore di frasi sacre?

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