Coronavirus

Cinque vaccini già in sperimentazione. "Serve tempo, non li avremo a settembre"

A fine aprile cominceranno in Inghilterra i test su 550 pazienti grazie al vaccino targato Pomezia-Oxford. Mentre altri cinque vaccini sono già in fase di sperimentazione, c'è ottimismo anche in Takis, azienda di Castel Romano, dove si stanno ottenendo confortanti risultati pre-clinici. Il 21 aprile al via i test sierologici in Lombardia

Cinque vaccini già in sperimentazione. "Serve tempo, non li avremo a settembre"

Il mondo ha fretta e sperimenta, come è doveroso che sia. La corsa per trovare il "vaccino dei vaccini" non si ferma e sono circa una cinquantina quelli in via di sviluppo. Tra questi, uno dei più lanciati sembra essere quello studiato in un laboratorio di Pomezia, piccolo centro in provincia di Latina.

A fine mese primi test sull'uomo

L’azienda italiana Advent-Irbm e lo Jenner Istitute della Oxford University, centro di ricerca ai primissimi posti a livello mondiale, proprio ieri hanno annunciato che cominceranno in Inghilterra, a fine aprile, i test clinici su 550 volontari sani. "In virtù dei dati acquisiti nelle ultime settimane, alla fine di questo mese il primo lotto del vaccino partirà da Pomezia con destinazione Inghilterra dove inizieranno i test", ha affermato l'amministratore delegato di Irbm Piero Di Lorenzo, secondo cui alcune dosi potranno essere disponibili già a settembre per uso compassionevole, quindi prima delle varie autorizzazioni delle agenzie del farmaco.

Il vaccino nel 2021

Questa procedura è adottata in casi eccezionali di emergenza ma soltanto se si verificano tre requisiti: quando c’è l’evidenza che un farmaco possa funzionare, non è dannoso e se mancano strumenti terapeutici e di profilassi per cercare di intervenire sull’epidemia non altrimenti contenibile, come nel caso della pandemia da Covid.

Soddisfatti i tre pre-requisiti, non bisogna comunque farsi prendere da facili entusiasmi: ammesso che tutto vada per il verso giusto, per la popolazione se ne riparlerebbe comunque il prossimo anno, un primo impiego è previsto soltanto per il personale sanitario e le forze dell'ordine. Successivamente, l'eventuale allargamento al resto del mondo.

Rezza predica prudenza

Bisogna stare attenti perché ogni giorno, o quasi, spunta fuori un nuovo vaccino ma bisogna mettere in conto gli eventuali fallimenti. Giovanni Rezza, Direttore del Centro malattie infettive all’Istituto superiore di sanità è prudente ma ottimista sul vaccino di Pomezia. "C’è una grande accelerazione della ricerca, le agenzie regolatorie sono più generose nel dare le autorizzazioni - ha dichiarato - il vantaggio del progetto di Pomezia è di poter sfruttare una piattaforma già utilizzata per il vaccino anti-Ebola. È un candidato promettente, come altri in sperimentazione".

Come si legge sul Corriere, la piattaforma di cui parla Rezza è un vettore virale preso dalle scimmie ed innocuo per l’uomo, capace di esprimere la proteina Spike e produrre una risposta dal sistema immunitario: Spike permette al virus di attaccare le cellule di rivestimento di bronchi e polmoni ed attivare la produzione di anticorpi che possano neutralizzare il virus.

Ecco gli altri vaccini

Della cinquantina di vaccini in fase sperimentale, soltanto cinque sono già in sperimentazione clinica: come si legge sulla rivista specializzata Science, fra questi c'è quello di Inovio, compagnia del Massachusetts sostenuta dal National Institute of Health (NIH), la massima autorità nel campo della valutazione dei farmaci, le cui prime inoculazioni hanno preso il via a metà marzo con la prima persona al mondo, una donna di Seattle, alla quale è stata somministrata la prima dose.

Dopo Pomezia, ecco la Takis

Ottime notizie arrivano anche da un'altra azienda alle porte di Roma, la Takis, il cui amministratore delegato Luigi Aurisicchio spiega che ben due vaccini hanno ottime potenzialità di successo. "I risultati dei test preclinici sui topi dei nostri cinque candidati vaccini contro il virus Sars-CoV2 hanno mostrato una forte immunogenicità, con una buona risposta anticorpale, e hanno messo in luce i due vaccini più promettenti, quelli che al momento appaiono i migliori" ha dichiarato ad AdnKronos - ma questa è una maratona e si vince alla fine: tra 10 giorni inizieranno i test allo Spallanzani sul virus in vitro, che ci diranno quali sono i candidati migliori".

"Il vaccino richiede tempo"

Anche Aurisicchio, però, esattamente come il collega di Di Lorenzo dell' Advent di Pomezia, predica la massima calma. "Se tutto andrà bene, il nostro vaccino inizierà lo studio sull'uomo entro l'autunno - ha dichiarato, sottolineando, però, che "pensare che il vaccino possa essere ampiamente disponibile entro il 2020 è, però, un'altra cosa: per la produzione occorre un processo di industrializzazione che richiederà tempo", avverte.

I test sierologici e la "patente di immunità"

Intanto, i test sierologici saranno fondamentali per capire quanta parte della popolazione italiana ha contratto il virus senza accorgersene e sviluppato gli anticorpi.

La Lombardia sarà la prima regione a sperimentarli a partire dal 21 aprile quando "saranno effettuati 20 mila test cominciando da operatori sanitari e socio sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro con particolare riferimento alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi", afferma la Regione e saranno necessari a certificare "l’immunità e permetteranno di gestire in modo consapevole la cosiddetta fase 2".

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