Cronache

I bimbi cantano "Bella ciao" e i sindaci di centrodestra abbandonano la cerimonia

Polemica per il 25 aprile a Quarto d'Altino. Una scolaresca ha intonato il popolare canto partigiano e gli amministratori di destra se ne sono andati dalle celebrazioni

I bimbi cantano "Bella ciao" e i sindaci di centrodestra abbandonano la cerimonia

Non passa anno, ormai, che la festa del 25 aprile non trascorra senza polemiche e dibattiti sui corsi e ricorsi storici sulla guerra di Liberazione che vide contrapposti partigiani e truppe nazifasciste. Molto spesso queste polemiche vanno in scena nelle scuole. Così è successo a Quarto d'Altino, in provincia di Venezia, dove in occasione del giorno di festa alcuni sindaci di centrodestra hanno abbandonato le cerimonie ufficiali nel momento in cui gli alunni delle scuole medie dell'Istituto Roncalli hanno intonato il popolare canto partigiano "Bella Ciao".

Tutto sembrava andare per il meglio, ma al termine dell'esecuzione dell'inno di Mameli i ragazzini hanno attaccato a cantare la canzone della Resistenza, suscitando le ire del sindaco di Marcon Matteo Romanello e di quello di Quarto Claudio Grosso, entrambi di centrodestra. I primi cittadini hanno deciso di abbandonare la cerimonia, ad eccezione del sindaco di Meolo Loretta Aliprandi, che invece è rimasta sino alla fine.

La Nuova Venezia ha raccolto poi le proteste degli amministratori di centrodestra. Grosso ha parlato di "un blitz meditato" da parte della scuola, visto che l'esecuzione di "Bella Ciao" non era nemmeno in programma. Il primo cittadino inoltre si è scagliato contro chi lo accusa di aver voltato le spalle ai ragazzi, spiegando che il canto partigiano è stato intonato dopo lo "sciogliete le righe" e quindi solo una volta che la cerimonia ufficiale si era già conclusa.

Ancora più duro il collega Matteo Romanello: "Me ne sono andato, non avevo nessuna intenzione di stare ad ascoltare".

"È inaccettabile far cantare Bella ciao ai bambini di 11 anni - aggiunge poi Romanello su Facebook - Il 25 Aprile celebriamo la Festa della libertà, quale espressione di un sentimento nazionale unitario. Dopo 73 anni la nostra missione è andare oltre il compromesso storico sancito dai padri costituenti, che generò la nostra Costituzione repubblicana, spogliandosi da qualsiasi pregiudizio e opinione, nel rispetto dei principi di democrazia e di libertà. Il nostro impegno dev’essere quello di trasmettere gli errori del passato alle future generazioni, senza strumentalizzare quanto successo".

Piccata la replica della scuola, che accusa i sindaci di ignorare la storia, sostenendo che "non vi sia nessuno scandalo nel cantare Bella ciao".

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