Economia

Americani, arabi e cinesi a caccia di affari in Italia

Soros: "La crisi dell'euro non è superata". Ma da mesi i fondi esteri scommettono su Piazza Affari. Ora il Tesoro prepara le privatizzazioni. Ecco chi potrebbe investire

Americani, arabi e cinesi a caccia di affari in Italia

"Finché niente si modifica da un punto di vista strutturale, la crisi dell'euro non è ancora superata". Nel libro Salviamo l'Europa, scritto a quattro mani con il giornalista Gregor Peter, George Soros dà un'immagine tetra del futuro economico-finanziario del Vecchio Continente: "Gli stati europei siedono ancora sulla loro montagna di debiti e non hanno nessuna possibilità per il futuro di diventare competitivi come il Nord del Continente". Eppure, attraverso il fondo Quantum Strategic Partners, il finanziere americano ha deciso di investire proprio sull'Europa e, in particolar modo, sull'Italia. Come prima operazione ha, infatti, scommesso 22 milioni di euro su Igd, l'immobiliare delle coop. Non è certo l'unico a battere questa strada. Da alcuni mesi numerosi fondi americani, arabi e cinesi hanno iniziato a scommettere su Piazza Affari e a puntare sul made in Italy. In attesa che il governo Renzi avvii la più grande operazione di privatizzazioni mai intrapresa.

Intervenendo al Forum della Confcommercio a Cernobbio, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha annunciato che il governo intende accelerare il piano di privatizzazioni dell'esecutivo precedente con l'obiettivo di "aumentare l'efficienza delle imprese privatizzate e diminuire il debito pubblico". "L'attenzione su questo tipo di operazoni è crescente e rilevante - ha aggiunto - va sfruttata nel migliore dei modi". Tra le aziende che potrebbero andare verso la privatizzaione ci sono le Poste, le Ferrovie dello Stato e la Cassa depositi e prestiti. "Lo Stato è azionista di controllo di oltre 30 società ed è azionista di riferimento di società quotate in molti comparti - ha concluso - almeno in alcuni di questi comparti c'è spazio per un ruolo ridotto dell'operatore pubblico". Al varco c'è un esercito di investitori pronto a tirar fuori i soldi per far buoni investimenti. Non è infatti un caso che la Banca centrale di Pechino sia pronta a tirar fuori 2,1 miliardi per comprare il 2% di Eni e Enel. "Ci sono rinnovati segnali di interesse per i mercati italiani, incluso quello dei titoli di Stato", ha spiegato il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Degli oltre 2mila miliardi di euro di debito pubblico oltre 663 miliardi sono già in mani estere.

"L'Italia sta facendo meglio, ma ancora non bene", si legge nel rapporto che Credit Suisse ha dedicato al nostro Paese e in cui vengono riconosciuti "segnali di una ripresa più ampia" sebbene i livelli di attività e di occupazione siano "ancora ben al di sotto i picchi precedenti". Insomma, la spinta c'è ma va sostenuta. E, mentre il premier Matteo Renzi si affanna a mettere in linea le riforme promesse, i fondi esteri hanno già iniziato a fare shopping. Come evidenzia il Corriere della Sera, "la stima degli investimenti da parte americana è di circa 90 miliardi di euro: una cifra cresciuta del 70% nel 2013". Una partita che non sta giocando soltando Soros. Da settimane BlackRock sta comprando pesantemente titoli bancari. Dopo aver investito in Unicredit (5%), Intesa Sanpaolo (5%) e Monte dei Paschi di Siena (8,5%), è stato ufficializzato anche l'ingresso nel Banco Popolare (1,3%). Anche il made in Italy non è indenne da questa ondata. Mentre il 20% di Versace finiva nelle tasche del colosso Blackstone, Poltrona Frau passava nelle mani del gruppo Haworth. E ancora: la Shenzen Marisfrolg Fashion ha comprato Krizia; il colosso petrolifero russo Rosneft hanno investito in Pirelli; il fondo sovrano del Kuwait, Kia, ha costituito con il Fondo strategico italiano una società che custodirà le partecipazioni in Ansaldo Energia, Metroweb, Hera, Kedrion, Sia e Valvitalia. E questo potrebbe essere solo l'inizio.

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