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Edinanci, l’ex uomo che non è riuscita a battere le donne

Prima dell’Olimpiade di Atlanta si fece rimuovere gli organi maschili diventando femmina. A Pechino, dopo aver eliminato la nostra Morico, è stata sconfitta

Quanto è dura essere un uomo, sentirsi una donna e voler gareggiare in uno sport tradizionalmente associato al sesso maschile.
Edinanci Fernandes da Silva lo sa bene. Da piccola cresce tra tutti gli sfottò e tutti gli insulti che solo i bambini, magari compagni di scuola o di giochi, possono ricordarti con ingenua crudeltà. Vive in una famiglia povera e fino a 15 anni lavora nei campi con il compito di raccogliere canne da zucchero.
Proprio a 15 anni scopre di soffrire di labirintite (infiammazione del labirinto interno dell’orecchio), a volte causata da stress, allora il medico le consiglia di fare sport (anche come terapia per riuscire ad accettarsi): sceglie il judo. Finalmente scopre di sentirsi bene, in pace per quello che fa e come lo fa. Ma, col crescere della passione e dei tornei, l’eterno problema con cui doveva convivere era destinato a ripresentarsi.
Siamo nel 1996 quando, finalmente, Edinanci decide di dare una svolta alla sua vita, e al suo fisico. Una volta chiaro che, con le regole per la distinzione dei sessi ai Giochi, non avrebbe mai avuto la possibilità di competere da atleta femminile, ha deciso di operarsi. Siamo nel mese di aprile, a poche settimane dall’Olimpiade di Atlanta quando si fa rimuovere gli organi maschili diventando a tutti gli effetti una donna.
L’aspetto, chiaramente, non ricalca esattamente Adriana Lima o Gisele Bundchen, ma non importa. Conosceva i rischi della scelta: «Da oggi, molte judoke non vorranno più competere con me. So che sono differente ma la mia mente pensa e agisce come una donna». Ma non si è scoraggiata: «Finché avrò due braccia, due gambe e potrò camminare, farò sì che i miei sogni diventino realtà», aveva dichiarato.
A dire il vero una delle poche frasi che sono uscite dalla sua bocca, non ama particolarmente parlare. I soliti maligni dicono sia perché non vuole fare sentire la sua voce, di chiara tonalità maschile. La realtà è che è una brasiliana atipica, molto schiva e piuttosto silenziosa. E allora sono le altre a parlare di lei. L’argentina Lorena Briceño, per esempio: «Non potrei mai batterla. È diversa da tutte le altre judoke con cui ho combattuto. Lei ha molta più forza».
Ed è per questo che i sospetti si insinuano in molti addetti ai lavori: pensano che abbia cambiato sesso solo per avere vantaggi sul tatami. Beh, se così fosse, avrebbe sbagliato completamente: dopo Atlanta, è andata anche a Sydney e Atene ma non ha raccolto una medaglia (nonostante due bronzi ai Mondiali 1997 e 2003). E anche la sua quarta Olimpiade, a ormai 32 anni, non ha cambiato la storia.
Ieri Edinanci, nella categoria 76kg, ha eliminato la nostra Lucia Morico che, quattro anni fa dopo lo spareggio che le diede il bronzo, disse: «Mi è sembrato di combattere contro un uomo». Poi ha perso ancora lo spareggio per il terzo posto. Nel judo non basta la forza, serve anche tecnica.
Se fosse riuscita a vincere una medaglia, sarebbe stata la prima atleta ermafrodita a riuscirvi: un piccolo record. Forse, però, averglielo ricordato non le ha giovato: se fosse esistito un motivo per cui avrebbe rinunciato al podio, era proprio questo.

Troppa pubblicità per una ragazza «normale».

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