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Il califfo ora fa la star in tv

Bin Laden incitava all'odio con voce piana e sommessa Il leader dell'Isis invoca stragi di sangue. E usa video cruenti per far più paura

Il califfo ora fa la star in tv

Per la prima volta, col turbante e la barba nerissimi sullo sfondo degli arabeschi della Moschea di Mosul, marcando il santo inizio di Ramadan, il «califfo» autoproclamato capo dell'Isis, lo Stato Islamico, Abu Bakr Al Baghdadi ha lanciato una personale offensiva di immagine: il suo primo video stabilisce che il califfato sarà stabilito in tutto il mondo e chiede l'ubbidienza di tutti i musulmani alla sua persona. La chiede ai suoi sunniti, ai gruppi dissidenti, e ai nemici sciiti con cui è in guerra. Il capo della vecchia Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri ha scomunicato Al Baghdadi, ma l'ascesa dell'Isis è indubbia, come il fatto che abbia già conquistato una parte del Medio Oriente. Se ne capisce bene il perchè guardando gli altri video dell'Isis, dove annega nel sangue il mondo del passato. Cercate su internet il film dell'Isis, il movimento terrorista qaedista dell'Iraq e del Levante. Il titolo del video è Saleel al Sawarin («clangore di spade»).

Ma la sigla Isis è superata: il «principe dei credenti» Abu Bakr al Baghdadi ha annunciato l'avvento dell'Isis, il nuovo Stato Islamico, quello che resusciterà l'impero che si estendeva dalla Spagna fino all'Iran, alla Turchia, e all'Europa orientale. Non è un programma diverso da quello di Bin Laden, ma l'estetica di questo video e di altri film realizzati dalla nuova versione di Al Qaeda è completamente diversa da quella dei 35 video che Bin Laden aveva postato. Oltre ai suoi discorsi, Osama ha postato decapitazioni in spazi chiusi, una sorta di intima minaccia in cui il boia in nome di Allah finisce americani e ebrei, come il 26enne Nick Berg nel 2004, o come il giornalista Daniel Pearl. Ma l'aura prescelta dalla Bin Laden per sè era profetica, vestiva da clerico col bianco e beige col turbante bianco, o la giacca da militare tipo Arafat. Parlava in un'immobilità ieratica, una profezia di morte ineluttabile. Osama incitava con voce piana al reclutamento contro l'Occidente e i kafir, gli infedeli, esaltava la strage dell'11 di settembre, disegnava il califfato mondiale con un tono sommesso, pretesco. Invece l'Isis recluta inondandoci con una cascata di sangue umano. L'assassinio di massa, la spietatezza, il campo di battaglia, gli hamwee, i missili sono la sua pubblicità. Un militante sullo sfondo di bandiere nere, battaglie infuocate, prigionieri terrorizzati di fronte alla loro morte, proclama la prossima conquista anche di Roma. E ha due obiettivi: mostrare col falò dei passaporti che non esistono più né Siria né Iraq né i Paesi, come gli Usa, l'Australia, l'Europa, da cui provengono 5000 jihadisti, tutti appartengono all'Isis.

Secondo scopo: terrorizzare. Sparano, smembrano, tagliano teste, uccidono per strada ignari funzionari con il colpo in testa dopo averli fatti inginocchiare, li costringono a scavare le loro tombe e a dichiarare la loro indegnità; costringono centinaia di giovani a marciare verso la morte; mostrano alla telecamera corpi maciullati, sparano su qualsiasi automobile, sullo sfondo di una musica marziale, citano un verso che dice «Siamo venuti da voi portando solo strage». L'Isis è costituita da sunniti ripudiati da Al Qaeda, ora chiede a Al Qaeda e al gruppo siriano di Al Nusra di combattere insieme. Il loro nemico immediato è il presidente iracheno sciita Al Maliki. Obama, con lo stile inutile di Kerry, chiede di formare un governo allargato. Di fatto Al Maliki conta su ben altro: la parte sciita ha dalla sua l'Iran che ha già inviato tre divisioni delle Guardie della Rivoluzione e ha dislocato a Baghdad il famoso comandandante Qassem Sulaimani. L'Iran punta alla conquista del Medio Oriente, e per ora tiene la Siria di Assad, l'Iraq sciita, il Libano degli hezbollah.

Anche l'agenzia Fars, affiliata alla Forza Quds, ha postato il suo video: decine di migliaia di persone con bandiere verdi e rosse inneggiano a Hussein, il riverito imam sepolto a Karbala, città irachena sacra agli sciiti, mentre i volontari consegnano richieste di partire per l'Iraq. La guerra è incerta ma i confini sono già cambiati. I Curdi si avviano verso la fondazione di un loro Stato che comprende parti irachene, siriane, turche. Presto parleremo dell'ex Iraq e dell'ex Siria, come parliamo dell'ex Yugoslavia. Per ora militarmente la parte più forte è quella è islamico-iraniana rispetto alla parte sunnita; anche gli stati sunniti come l'Arabia Saudita e la Giordania hanno collocato l'esercito ai confini, ma il re Abdullah può contare su un esercito forte e motivato. Israele, unico rifugio dei moderati di tutte le parti (compreso Abu Mazen che farebbe certo una brutta fine se finisse nelle fauci di al Qaeda e di Hamas), ha promesso aiuto alla Giordania e ai Curdi.

Nuovi equilibri si disegnano in Medio Oriente.

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