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WikiLeaks, Manning vuole essere donna: "Ora chiamatemi Chelsea"

In conflitto con la sua identità di genere, vorrebbe seguire una terapia ormonale in carcere

A sinistra, Manning al processo
A sinistra, Manning al processo

"Chiedo che da oggi vi riferiate a me con il mio nuovo nome e utilizzando il pronome femminile". Bradley Manning, il soldato statunitense responsabile della diffusione di migliaia di documenti classificati, condannato ieri a scontare 35 anni per una serie di accuse legate al leak, ha reso noto oggi, nel Today Show in onda sulla Nbc, di voler vivere il resto dei suoi giorni da donna.

Il militare vorrebbe "iniziare quanto prima una terapia ormonale", per assecondare un'inclinazione sessuale che sente "fin dall'infanzia". Ha chiesto perciò di non essere più chiamato Bradley, ma Chelsea. La lettera in cui spiega la sua decisione è firmata appunto Chelsea E. Manning.

Il soldato 25enne non ha mai fatto mistero della sua lotta con l'identità sessuale. Nel corso del processo che l'ha riconosciuto colpevole del passaggio di documenti a WikiLeaks, la sua difesa aveva presentato una mail scritta ad aprile 2010, in cui Manning spiegava di essere transgender e di avere scelto la carriera militare per "sbarazzarsi" di quello che definiva il "suo problema", in un ambiente ancora dominato dal Don't ask, don't tell.

Un lungo articolo sul sito della Nbc ricorda anche che, durante i nove mesi trascorsi in prigione a Quantico, dopo essere stato arrestato nel 2010, Manning aveva scritto due lettere firmandosi Breanna.

David Coomes, legale che ha seguito il caso Manning, ha ribadito al Today Show che non fu questo conflitto interiore a spingerlo a diffondere i documenti passati a WikiLeaks, ma piuttosto "una forte urgenza morale". Ha poi chiarito che farà tutto il possibile perché al soldato, che molto probabilmente sconterà la sua condanna a Fort Leavenworth, sia permesso di seguire una terapia ormonale, che non è però prevista tra i trattamenti forniti dal carcere.

twitter @ACortellari

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